Regia di Tatsuya Mori vedi scheda film
FEFF 22
La tenace giornalista Isoko Mochizuchi sa il fatto suo, e si impegna nelle inchieste di cui diviene portavoce, con una tale carica e motivazione, da risultare così pressante e e scomoda, da divenire oggetto di una vera e propria rappresaglia nei suoi confronti, attraverso la quale un paese pur democratico e liberale come il Giappone, divine emblema di reticenza e di mancata divulgazione di notizie che la stessa tenace giornalista si prende carico di richiedere nelle sue incalzanti domande sempre dirette e inequivocabilmente disattese.
Partendo da una inchiesta sul mancato rispetto nella costruzione di una barriera portuale che verrebbe riempita con materiale argilloso inquinante ben oltre il 10% dichiarato dalla Pubblica Amministrazione, la Mochizuchi si addentra come un segugio a smascherare un comportamento tutt'altro che trasparente da parte di una autorità pubblica che si fa garante della salute pubblica così come dell'ambiente, nascondendo nei suoi processi autorizzativi, tutto un sottobosco di irregolarità ed omissioni che, anche qualora smascherate, vengono in qualche modo bloccate e sottaciute da atteggiamenti repressivi tendenti a far passare come una folle la tenace coraggiosa giornalista.
Al seguito della instancabile donna, madre e moglie che non nasconde le sue debolezze, la sua tendenza a perdersi proprio nei momenti più decisivi dell'inchiesta e anche un po' confusionaria nelle sue indagini, peraltro lucide e dritte al punto, un regista pavido e parimenti schierato a favore della verità come Tatsuya Mori, che riesce a riprenderne la determinazione, l'impeto di chi sa di stare dalla parte di una verità vergognosamente celata per difendere interessi e speculazioni che si distaccano completamente dal garantire incolumità all'ambiente naturale e al futuro della popolazione.
Il film si distingue per un efficace impeto, per il realismo con cui documenta il lavoro instancabile della coraggiosa giornalista, fornendoci una preziosa e, per quanto mi riguarda, pienamente condivisibile verità che molto spesso le tendenze di un agire a gregge e secondo mode sin troppo superficialmente condivise, impediscono di valutare con attenzione.
“Appartenere ad un gruppo porta ad avere un unico credo. Ma una massa compiacente, con un unico punto di vista, produce danni irreversibili, come la storia dimostra di continuo.
Non siate “noi”: siate “io”; prima persona singolare: questo vi aiuterà a vedere il mondo diversamente”.
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