Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Un Fritz Lang insolitamente fiabesco e incantatore, però sempre estremamente abile nell'usare la forza visiva per mostrare il lato anti-eroico e temibile della realtà. Egli pone in primo piano l'ingenuità infantile, perché è da essa, in definitiva, che traggono origine il grottesco e l'orrore. L'animo candido è, infatti, facile da sorprendere, e la sua inesperienza è la lente deformante capace di tramutare ogni anomalia in mostruosità. L'occhio del bambino vede il mondo a colori vivaci, belli o brutti a seconda delle situazioni, e lo giudica sulla base di contrasti netti, non conoscendo sfumature. Questo è, del resto, il principio della pittura naïf, a cui molte inquadrature del film sembrano ispirate. Lo spettatore è più che mai invitato ad osservare, a posare lo sguardo su un'umanità variopinta e decorativa, immersa in architetture che, con i loro tratti smaccatamente scenografici, accendono subito la fantasia. La splendida fotografia di questo film è l'equivalente ottico della scrittura, semplice ma icastica, dei romanzi per ragazzi, che costruisce nuove suggestioni combinando i tasselli elementari del già visto. "Il covo dei contrabbandieri" recupera l'anima primitiva dell'arte del racconto, che è azione posata su uno sfondo immobile, bello da dipingere, da descrivere e da immaginare.
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