Regia di Johnnie To vedi scheda film
FEFF 22
Senza remore né pudori, Rocky incontra Xfactor e si concede, tra sussulti glamour e scintillii da musical, e riprese tecnicamente assai elaborate ed agili, ad un pubblico giovanile che quasi sempre non riesce a non abboccare allo sfizioso amo che la scaltra produzione gli porge ammiccando.
La precaria situazione economica che accomuna più di ogni altra caratteristica un aspirante e dotato pugile con una bella ragazza autrice di talento, ma plagiata da un autore affermato che ne ha soffocato le possibilità di crescita ed affermazione, fa si che i destini dei due finiscano per incrociarsi. Destino vuole che tra i due, entrambi giovani e belli, oltre che inaspettatamente (soprattutto lei, apparentemente stonata e senza appeal scenico) talentuosi, nasca una attrazione fisica e sentimentale che li aiuterà entrambi ad affermarsi, ognuno nel proprio micidiale e sfidante mondo senza scrupoli in cui chi è riuscito a distinguersi, deve continuamente combattere per non cascare dalla cresta di quel successo molto spesso effimero e difficilmente replicabile.
Nelle mani di un qualsiasi regista emergente e di talento in cerca di affermazione, il filmetto puerile e coatto avrebbe suscitato, almeno a tratti, qualche vago impeto di tenerezza.
Tuttavia pensare che esso rappresenta il ritorno in scena di un gran nome della cinematografia mondiale di origine hongkonghese come è Johnnie To, fa ben altra impressione.
La storiella è una svenevole accozzaglia di retorica e buoni sentimenti che si traduce in un lungo talent costruito per mettere alla prova i due intrepidi e scenografici (ma completamente inespressivi) protagonisti, ognuno alle prese con la propria disciplina, come a trovarci dinanzi ad una puntata di un reality della Maria nazionale.
Nel finale consolatorio e politically correct, oltre che kitch, ci sarebbe stato bene un urlo straziato del protagonista verso la sua "Adriana" in parrucca platinata, utile a dare un tocco di irriverenza disarmante ma onesta alla fiera del citazionismo spudorato di cui il filmetto si rende autore, oltre che colpevole.
Circostanza inaccettabile in ambito cinematografico, ancor più se a prenderne le redini e a firmarne la paternità, è un cineasta glorioso e di talento, che ha dato saputo donare alla sua arte uno stile e una professionalità in grado di generare un filone e molti emuli.
Peccato ritrovarci To invischiato in tutta questa inutile, sfacciata puerilità e piattezza-
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