Regia di Duccio Tessari vedi scheda film
Sicuramente riuscito questo film di mafia del discontinuo Tessari. Il regista ha la mano ferma e riesce a dirigere bene tutta la vicenda, prestando attenzione ai personaggi e tanti particolari sparsi qua e là. Direi che si discosta dal tipico poliziesco italiano anni '70, che punta tutto su inseguimenti e sparatorie. Qui ci sono scene d'azione ma anche momenti più riflessivi e tranquilli, diretti bene, che quindi non rappresentano un cedimento del ritmo. E' pure un film molto violento (troppo per i miei gusti), anche perché a soffrire e a rimetterci sono anche gli innocenti e i malcapitati. Forse c'è anche un vago discorso morale: chi entra una volta nella mafia ne esce solo da morto. La rappresentazione del codice morale dei mafiosi, tuttavia, è ormai datato, perché oggi di certo non vale più la regola "non vendicarsi sui parenti".
Alain Delon dà una buona interpretazione nel ruolo del sicario solitario e taciturno, personaggio da lui interpretato con successo in più film; del resto l'attore ha, forse già di suo, l'espressione adatta sul volto, cioè quella di tristezza, apatia e disillusione.
Nonostante la crudezza, è un buon "polar all'italiana", da segnalare anche perché la media del genere non è certo alta. Girato sul posto: Milano (nebbiosa e triste), Sicilia e Copenaghen.
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