Regia di Jacques Deray vedi scheda film
Voto 7. Anche se non è un film memorabile, come sottolineato da chi si è espresso prima di me, il film riveste più di un motivo, se non d’interesse, di curiosità. In primo luogo, viene descritta l’atmosfera che si respirava in Francia nel 1945. Le strade sono ancora pattugliate da militari americani, il mercato nero imperversa, i rapporti tra ex-collaborazionisti ed ex-partigiani sono tesissimi, le epurazioni in atto. In particolare, le forze di polizia sono ancora in via di riorganizzazione e per la malavita è un periodo di vacche grasse. La nostra “gang del Parigino” rapina, quasi indisturbata, banche, uffici, portavalori. L’intera vicenda è narrata dalla voce fuori campo della protagonista, innamorata persa del Parigino (Delon). Su quest’ultimo è inutile soffermarsi: il film gli è cucito addosso su misura, come in molte altre occasioni, essendo lo stesso Delon produttore della pellicola. Interessanti, in compenso, alcune figure minori, tra cui un’intensa e brava Laura Betti e l’impagabile Adalberto Maria Merli, tutto tic e presunzione. Un attore da rivalutare al più presto. Splendida colonna sonora di Carlo Rustichelli.
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