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Beginning

Regia di Dea Kulumbegashvili vedi scheda film

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La recensione su Beginning

di alan smithee
10 stelle

32° TRIESTE FILM FESTIVAL - IL CINEMA DELL'EUROPA CENTRO-ORIENTALE ED. 2021 - Concorso lungometraggi

"Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai" (Genesi 3,19)

Il movimento religioso cristiano dei Testimoni di Geova interpreta in modo molto letterale quanto riportato in particolare nell'Antico Testamento, con preferenza rispetto a quanto riportato nei Vangeli.

La storia che qui ci occupa vede impegnata una giovane moglie del responsabile di una casa di culto posta in un luogo isolato nella periferia di Tbilisi, a radunare i bambini prima di una cerimonia. Poi il consorte inizia a celebrare il rituale, fino a quando un estraneo subentra furtivamente nel piccolo luogo di culto e, armato di una bottiglia incendiaria, dà fuoco al locale, generando il panico tra i presenti, impossibilitati inizialmente a fuoriuscire da quel rogo.

Scioccata da quella violenta azione dimostrativa, che fortunatamente non procura vittime, la donna rimane ancor più scossa nello scoprire dal marito che la polizia tende a minimizzare sull'accaduto, invitando il capo congregazione a ritirare la denuncia, per non fomentare ulteriormente ulteriori atti di intolleranza.

La cosa ancor più sconvolgente per la giovane donna, di nome Yana, è che viene lei stessa avvicinata da un enigmatico giovane poliziotto, o presunto tale, che finisce per sottoporla ad una sorta di interrogatorio che si conclude con una doppia violenza, sia psicologica che fisica, a cui seguirà un ulteriore e più esplicito episodio di abuso consumato all'aperto, di notte, tra le rive sassose e circondate di graziosi quanto fuori luogo arbusti dai fiori rosa.

Sarà l'inizio per Yana di un percorso nella disperazione, attraverso il quale ella, in apparente stato di catatonia e a volte quasi apparentemente consenziente agli abusi ricevuti, subirà quasi stoicamente le conseguenze di quella che, probabilmente, da donna religiosa essa considererà come una sorta di percorso espiativo, che finirà per catapultarla in un epicentro distruttivo senza ritorno che ricorda da vicino gli effetti di una tragedia shakespeariana.

E' sconvolgente, disturbante, il percorso attraverso cui ci conduce, di pari passo con la sua disgraziata protagonista, la brava e giovane regista georgiana rivelazione del 2020 Dea Kulumbegashvili, abile nel catturarci entro ad una atmosfera di mistero e di crudele connivenza i cui effetti si ripercuotono, almeno apparentemente, solo sull'equilibrio psicologico della donna, rendendola fragile, insicura, propensa a farsi promotrice di un vero e proprio sacrificio come unica soluzione espiativa possibile.

Ma è l'ultima scena, incredibile, sconvolgente, e che in questa sede certamente eviterò completamente di raccontare o descrivere, che fornisce per lo spettatore la stoccata definitiva, lancinante, ma forse, a ben considerare, l'appiglio unico e rassicurante che possa indurre a pensare, da parte della vittima designata, che una giustizia divina e definitiva non risparmia nessuno.

La Kulumbegashvili filma la sua tragedia prendendosi tutti i tempi riflessivi e contemplativi del caso, che contribuiscono a rendere più potente ed incisivo lo stile del racconto, e più sconvolgente l'effetto che il sopruso esercita sulla vittima, rendendo unico e difficilmente dimenticabile questo film incentrato sull'inesorabilità del male che vive in mezzo a tutti noi, e connotando la vicenda ostica e straziante di una potenza devastante. 

Interessanti le locations georgiane, che spaziano dal luogo di culto dislocato in mezzo ad un nulla quasi allarmante, al fiume pietroso contornato di splendidi arbusti dai fiori delicati e rosa, decisamente in contrasto e in vistosa antitesi con l'efferatezza di una violenza che ha nei suoi contorni qualcosa di ancor più maligno rispetto ai suoi pur crudeli effetti pratici.

 

 

 

 

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