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I due mondi di Charly

Regia di Ralph Nelson vedi scheda film

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La recensione su I due mondi di Charly

di maso
8 stelle

 

 

La locandina è un piccolo capolavoro che descrive molto bene i due mondi di Charly con il suo nome scritto in maniera deforme sopra un'istantanea della mia scena preferita dove il protagonista esprime la sua genialità costruendo barchette con gli arbusti

 

 

 

 

Un bravissimo Cliff Robertson premiato con un meritato Oscar è il protagonista di questa datata ma ancora valida pellicola in cui riveste il ruolo di Charlie Gordon, un uomo mentalmente ritardato che lotta ogni giorno con le sue deficenze cercando di migliorarsi senza purtroppo riuscirci, emblematica la sequenza introduttiva che lo vede interagire con dei bambini in un parco giochi: le smorfie di Robertson e i suoi sguardi infantili fissano il carattere del personaggio così come i suoi scritti alla lavagna caratterizzati da lettere rovesciate ed errori di ortografia che li rendono quasi illeggibili.

Il mondo di Charlie è quello di un uomo bambino certo solo del suo handicap ma una sperimentale operazione al cervello lo trasforma in un genio che vede al di là del suo tempo e del suo mondo, nonostante ciò lo spettro del vecchio Charlie ricompare.

La storia coinvolge e commuove e come detto Robertson è molto efficace, in entrambe le fasi del racconto ci si affeziona al suo personaggio che è tanto infantile e tenero all'inizio quanto carismatico e riflessivo alla fine, le scene in cui sfida al labirinto il topolino Algernon sono un pò il simbolo del film ma fondamentali per recepire il messaggio lo sono anche quella dell'incontro con i luminari di tutto il mondo che pendono dalle sue labbra per sapere cosa li aspetta e lui risponde :- nuovo odio, nuove armi, nuove guerre -:, e quella in cui nel pub nota un cameriere ritardato che rovescia il vassoio dei bicchieri e mentre tutti lo deridono gratuitamente Charlie lo aiuta a raccoglierli confermando la sua stessa amara ammissione che la gente non ride alle spalle di un cieco o di un muto ma di un ebete si e in fondo era quasi meglio non capire niente che capire troppo.perchè le domande e le risposte per Charlie sono ora nolto più preoccupanti e difficili di quando il suo mondo era confinato ad una stanza vuota.

La regia di Nelson è consona al meccanismo filmico, Boston gli fornisce delle belle locations per ambientare la storia e anche se l'utilizzo dello split screen risulta inappropriato e obsoleto in alcuni passaggi non si possono trascurare la brillantezza dei dialoghi e la precisa direzione degli attori tra cui spicca ovviamente l'evolversi del rapporto fra Charlie e la sua insegnante interpretata da Claire Bloom: c'è fin da subito una strana tensione fra i due personaggi divisi e uniti dall'handicap dell'uomo e il tutto aumenta nell'istante in cui Charlie comincia a manifestare la sua intelligenza e i suoi istinti, in un primo momento la donna si rifiuta di accettare la proposta di Charlie per l'ovvia paura causata dalla sua diversità ma a mente fredda riconosce i propri sentimenti, il finale è significativo in tal senso per comprendere l'evolversi del legame tra i due personaggi lasciando però aperto il destino di Charlie o almeno io l'ho letto così mentre altri lo reputano molto amaro.

Musica strana del mitico sitarista Ravi Shankar tutto sommato adeguata al film.

 

 

 

 

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