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Sweat

Regia di Magnus von Horn vedi scheda film

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La recensione su Sweat

di alan smithee
6 stelle

32° TRIESTE FILM FESTIVAL - IL CINEMA DELL'EUROPA CENTRO-ORIENTALE ED. 2021 - Concorso lungometraggi
Dalla vetta del tutto considerevole degli oltre seicentomila followers, la bella e ginnica Sylwia Zajac è l'influencer del momento, e vive la sua giornata filmandosi e facendosi riprendere e postare mentre partecipa a eventi dimostrativi a tematica di fitness, a trasmissioni televisive, e mentre vive la sua vita da modello ed emblema del raggiungimento di quei traguardi di soddisfazione a cui molti giovani aspirano come vero, autentico sogno di realizzazione.
Ma può davvero un idolo delle folle virtuali, assediata tra like e visualizzazioni, ritrovarsi ad essere sola, senza una vita sentimentale che potrebbe apparire come la soluzione più facile per una ragazza tanto bella, desiderata ed imitata?

Può eccome e il film Sweat ce lo dimostra, raccontandoci anche la drammatica evoluzione della vicenda di uno stalker che da qualche giorno pare assediare la giovane, scoperto anche in atteggiamenti scabrosi ad eccitarsi alla vista della bella ragazza a soli pochi passi da lui.
Storie apparentemente incredibili, ma di fatto al giorno d'oggi assai frequenti come quella di Sylwia, spingono da tempo a allarmanti riflessioni sul ruolo vampiresco e ipnotico che i social rivestono specialmente sulla fascia di popolazione più giovane e particolarmente sensibile a questo tipo di pericolosi condizionamenti.
Il film del regista Magnus von Horn, già noto per l'efficace e toccante The here after, visto alla Quinzaine del Festival di Cannes nel 2015,  ci racconta con una buona presa narrativa le dinamiche di questa solitudine da devozione mediatica, che è il limite più evidente a cui la virtualità coltivata senza freni può portare, estraniando dalla realtà questi idoli e rendendoli alla stregua di idoli pagani, agnelli d'oro di culto al servizio di una società di apparenze ed estetica ove tutto ciò che conta è cavalcare la tendenza e presentarsi col giusto sorriso a denti smaltati e perfetti, con il fisico scolpito come insegna la fatica "coltivata" e completamente fine a se stessa del fitness, con la determinazione di un carattere proteso a concentrarsi solo sulla esteriorità, e dove l'animo e il proprio spazio interiore finisce per trovarsi relegato nell'angolo più buio ormai prossimo al completo oblio.

Molto efficace risulta l'interpretazione della indubbiamente bella Magdalena Kolesnik, volto da Barbie che ricorda molto da vicino quello della italica regina a livello mondiale delle influencer, così nota che non è nemmeno il caso di nominare.
La "nostra" Sylwia risulta molto credibile nel mostrare come la sua vicenda di fama e successo porti a confermare come il consenso di massa, unito ad una forma perfetta, nascondano dietro la loro apparente perfezione un baratro di frustrazione in grado di condurre in prossimità di una voragine fatta di solitudine, inadeguatezza e sensi lancinanti di colpa.
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