Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Appassionante e conturbante, Equus (tratto dal noto dramma di Peter Shaffer, che troviamo alla sceneggiatura per Sidney Lumet), mescola in modo suggestivo e intrigante attenzione alle sfumature espressive attoriali, concentrazione teatraleggiante, stilizzazione artificiosa e naturalismo (o meglio, una costruzione naturalistica che, tramite stranianti artifici, acquista sembianze al limite dell'onirico, in una dimensione aderente alla percezione unica del giovane protagonista Alan [Peter Firth]), incursioni ardite e dirette nei conflitti tra pulsioni e razionalità, paganesimo e Cristianesimo, libertà panica e necessità cultuale (colpisce la "creazione" di una nuova divinità, unione tra Cristo e il cavallo, ulteriore collegamento alle mitologie greche), dove l'erotismo viene affrontato anche ad un ulteriore livello, tra uomo e animale, sempre in bilico tra attrazione carnale e puramente emotiva.
Tengo a riportare un passo da Sidney Lumet di Gualtiero De Santi (Il castoro cinema, La Nuova Italia):
Per la prima volta nel suo lavoro, Lumet avverte ed esplicita la necessità di rifuggire da ogni immediatezza; e per la prima volta (inusualmente per lui che passa con ritmo vertiginoso da un film all'altro) riflette sul copione più di un anno prima di affrontare le riprese. Ma il realismo, cacciato dalla porta, rientra in fretta, poiché il cinema non tollera le stilizzazioni del teatro. L'apollineo e il dionisiaco, la bellezza e il corrispettivo tasso d'orrore che ugualmente appartengono alla natura umana, vengono insomma trattati in maniera fotografica e descrittiva.
E riguardo all'amplesso e all'accecamento dei cavalli, continua: [...] Si è ancora una volta di fronte al limite della cultura americana: incapace, come diceva Henry James, di inventare la metafora e costretta ad affidare i propri incubi al semplice spettro del simbolismo. Con tutto ciò Equus resta il film più enigmatico e misterioso della carriera di Lumet. (Grassetto mio). 8
Eccellente la colonna sonora orchestrale di Richard Rodney Bennett, di ottimo mestiere e profonda capacità di cogliere il nucleo fondamentale delle situazioni psicologiche, emotive e atmosferiche, soprattutto in riferimento alle sequenze del rapporto tra ragazzo e cavallo, dove la musica indugia sulla sospensione armonica e la sinuosità melodica.
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