Regia di Patrice Leconte vedi scheda film
Adele si sta gettando da un ponte, ma Gabor - un lanciatore di coltelli (“alla cieca”) in cerca di una nuova partner - la ferma e la convince a seguirlo. Tra i due nasce qualcosa di personale e professionale. È ambientato ai nostri giorni, ma personaggi, attori, atmosfere circensi e velleità autoriali rimandano alla “Strada” di Federico Fellini. Daniel Auteuil - “il Mastroianni del cinema francese” - sarebbe, dunque, un moderno Zampanò, naturalmente ancor più “maledetto” ed esistenzialista. E il malinteso Vanessa Paradis (al secondo film consecutivo con Patrice Leconte, dopo l’inguardabile “Uno dei 2”), dovrebbe ricordare l’immortale Gelsomina di Giulietta Masina. Girata con formato panoramico e in bianco e nero (è il terzo, dall’inizio dell’anno, con “Juha” e “Judy Berlin”), la pellicola scivola via tra momenti alti e cadute rovinose, come quasi tutti i lavori del regista di “Il marito della parrucchiera” (unica sua opera compiuta). Per fortuna che c’è Auteuil, che regge il peso delle ambizioni, con quella faccia un po’ così che, tra l’altro, si spinge proprio nei pressi di Genova. Inutile aggiungere che il fellinismo non fa (mai) Fellini.
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