Regia di Khyentse Norbu vedi scheda film
Durante i campionati mondiali di calcio del 1998, alcuni giovani allievi di una scuola buddista tibetana smaniano per vedere le partite. Dopo averne vista una (il quarto tra Francia e Italia), riescono a convincere l'abate a noleggiare un apparecchio tv per seguire la finale tra Francia e Brasile. Nonostante la funzione aggregativa del calcio (l'abate si informa previamente se questo "strano" sport comporti la violenza e le tentazioni della carne), gli aspiranti monaci comprenderanno che vi sono anche altre cose importanti nella vita, come gli affetti, la solidarietà e la serietà negli studi.
Allegramente superficiale, il film di Norbu (nel 2003 autore del più maturo "Maghi e viaggiatori") è perfetto per smitizzare l'alone mitico/mistico che è stato creato intorno al buddismo tibetano, soprattutto grazie all'adesione di alcuni "vippi", più che per la positiva predicazione del Dalai Lama, nonché per farsi beffe di quanti, in piena epoca New Age, sono pronti a cadere in deliquio non appena sentano l'ohm accompagnato da un lieve profumo d'incenso. Sufficiente.
P. S. Le partite sono rimontate alla maniera dell'organo sessuale del migliore amico dell'uomo (scilicet "a cazzo di cane"). (30 giugno 2007)
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