Regia di Éric Rohmer vedi scheda film
Parigi vista attraverso gli occhi di Nadja, studentessa jugoslava/americana che si sta per laureare con una tesi su Marcel Proust.
Nel 1964 in cui licenzia questo lavoro, Eric Rohmer aveva già realizzato alcuni lungometraggi, ma ancora non aveva perso la ‘sana abitudine’ del confronto con il corto. Una maniera per continuare a fare palestra, senz’altro, e anche un formato più consono a uno spaccato come quello raccontato da Nadja Tesich, studentessa universitaria jugoslava/americana momentaneamente nella capitale francese per scrivere la sua laurea su Marcel Proust. Rohmer osserva silenziosamente Nadja girovagare per Parigi e, con un commento in voce off da lei stessa scritto, lascia che i suoi passi curiosi descrivano la città e il suo fascino: caffè, parchi, musei, mercati, piazze e strade, tutto è nuovo e colmo di vita al suo sguardo. Interessante poi la morale conclusiva del discorso della protagonista, che ammette di amare Parigi ma che non intende vivere qui, pur non volendo ‘perderla di vista’: “Il soggiorno qui mi ha segnato. È naturale perché coincide col periodo della vostra vita che è forse il più importante, quando vi scrollate di dosso il passato e si forma la vostra personalità”. Girato in bianco e nero, 13 minuti e mezzo di durata. 6/10.
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