Laura è una scrittrice che godette di un successo inaspettato e veloce al punto da essere convinta dal suo editore ad accettare anticipi consistenti per un suo secondo romanzo che oggi, mamma e moglie un po' indaffarata, stenta a prendere vita.
Di famiglia newyorkese di alto rango, figlia di genitori felicemente separati, la donna decide di occuparsi direttamente delle necessità dei due figli avuti da un adorabile marito businessman di successo, ma proprio per questo la sua vita professionale latita e si affloscia.
Incalzata dal padre, volubile e capriccioso ex commerciante d'arte ora viveur impenitente, la donna inizia a provare fondati motivi per pensare che il consorte la stia tradendo con la sua avvenente socia paritaria.
Per questo, incalzata dallo scatenato, incontenibile e giocherellone genitore, deciderà di intraprendere un viaggio in Messico per appurare la veridicità del viaggio di lavoro comunicatole dal marito senza un sufficientemente credibile anticipo.
Laggiù, più che confutare i sospetti di una infedeltà familiare che si rivelerà completamente infondata, la donna avrà modo di instaurare, per la prima volta, una relazione affettiva e sincera nei confronti di un genitore sempre troppo lontano, assente o distratto per poter essere considerato un punto forte della propria stabilità psicologica e organizzativa. Magari riuscendo a ritrovare quella vena creativa nella scrittura, data ormai per defunta.
C'era grande attesa per il ritorno in regia di Sofia Coppola, autrice che da tempo è riuscita a mettere da parte il particolare di essere, più che mai, una "figlia di".
Al clan Coppola piace molto crogiolarsi tra gli ambienti bene di una New York dei quartieri alti che vive completamente infervorata nel suo sogno, e, diciamo, proprio per questo, completamente fuori dal mondo, vivendo una esistenza in cui anche i ricchi si possono permettere crisi esistenziali e sopravvivere alla logorrea, un po' ottusa, un po' comica, dei conoscenti sempre pronti ad intrattenerti con i loro pseudo problemi impellenti.
Ne scaturisce una commedia frizzantina ma stupidella, che scimmiotta il mondo fatuo ed inesistente dei capricciosi protagonisti di molti film recenti di Woody Allen, ma che si rigira su se stesso senza saper più cosa raccontare per cercare di spiccare il volo.
E se Rashida Jones si dimostra, per insicurezza e titubanze, una perfetta attrice alleniana, Bill Murray di certo, pur nell'inconsistenza smargiassa del suo personaggio, che lo costringe a gigioneggiare di nulla, si rivela l'unica ragion d'essere di un filmetto un po' vuoto fatto da ricchi che non sanno più cosa raccontare, se non le loro paure ed incertezze che, anziché trovare sostenitori, è più probabile che portino a stimolare sentimenti di irritazione.
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