Regia di Paul McGuigan vedi scheda film
Tre episodi ambientati nei quartieri più squallidi di una città della Gran Bretagna del nord (girati a Glasgow ed Edinburgo), popolati di coppie proletarie e scombinate, di punk prepotenti e maneschi, di hooligans e calciatori sbraitanti. Il primo, surreale, pare un “Incredible Shrinking Man” in acido (il protagonista è trasformato in una mosca da un Dio beone e stizzoso); il secondo un pezzetto di Free Cinema intinto di giovanilismo; il terzo (il più ambizioso e onirico) un video rock inutilmente diluito. È una delusione questo “The Acid House”, soprattutto per chi aveva apprezzato “Trainspotting”, con la sua capacità di trasferire nel ritmo delle immagini gli incubi e le follie delle pagine di Irvine Welsh. Qui, le uniche invenzioni che il regista Paul McGuigan si concede sono alcune accelerazioni dei cieli. Per quanto ravvivati dalla colonna musicale, i dialoghi stentano e le fisionomie dei personaggi non escono mai dal luogo comune. Neppure quella di Ewen Bremner, protagonista dell’ultimo episodio, che pure è una delle facce più promettenti del giovane cinema britannico.
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