Regia di Atom Egoyan vedi scheda film
Egoyan, fino almeno agli anni zero, è stato uno dei registi più originali e interessanti del panorama mondiale. Successivamente ha un po' ceduto, ma il suo stile, lento e avvolgente, spesso implacabile, è un bel marchio di fabbrica. Un po' Cronenberg e un po' Hitchcock, con tutte le distinzioni del caso, Atom si è sempre mosso nella zona d'ombra umana, senza mai usare la violenza cieca, l'urlo, ma carezzandone il dolore, giungendo fino alla radice del male. Così fa anche in questo film, uno dei suoi più belli, dove tratteggia il ritratto indimenticabile di un Bob Hoskins (qui probabilmente alla miglior performance della sua carriera) uomo qualunque, uomo ferito fin dall'infanzia, che diventa un serial killer compassato, quasi buono, che va dritto al suo destino dopo il casuale incontro con una spaesata ragazza irlandese, una magnifica Elaine Cassidy, (pure di una bellezza unica), in viaggio in Inghilterra per rincorrere un amore vissuto e forse sognato. Questo scambio di solitudini fa implodere la vita del killer, lo fa incespicare, fra un passato che lo tormenta e la visione quasi angelica che Felicia porta nella sua vita. Il film è lento, attenzione, non cede niente ai facili canoni del "serial killer movie", e relega tutto il suo interesse all'atmosfera densa che riesce a creare, fra religione, solitudine e psicosi, finendo in territori freudiani. Un marchingegno che nonostante si muova lento, assorbe l'interesse e ci porta a un finale disperato, senza mai alzare i toni. Grande regista, almeno all'epoca, di cui consiglio "Il Dolce Domani", film ancora più bello di questo.
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