Regia di Antonio Bido vedi scheda film
Nato nel 1949, il padovano Bido non ha fatto in tempo a partecipare alla grande stagione del cinema di genere italiano; è riuscito comunque ad accodarsi lungo la scia degli ultimi fuochi di tale fenomeno, licenziando una manciata di titoli fra le fine dei Settanta e gli Ottanta. Questo Il gatto dagli occhi di giada è il suo esordio e il fatto che sia nel segno della produzione argentiana dell'inizio della decade (quella che riportò in auge, e di prepotenza, il thriller sanguinolento sui grandi schermi nostrani) è facilmente intuibile già dal titolo, con quel richiamo evidente a titoli come Il gatto a nove code, Quattro mosche di velluto grigio e soprattutto L'uccello dalle piume di cristallo. Bido non se la cava affatto male con la tensione e neppure con le scene cruente, riuscendo a risultare verosimile e misurato, doti essenziali per tale elemento; certo, la sceneggiatura firmata dallo stesso regista, da VIttorio Schiraldi (anche autore del soggetto), Aldo Serio e Roberto Natale non brilla nè per fantasia nè per originalità dei colpi di scena e inoltre sia i personaggi che i dialoghi non sembrano essere stati sottoposti a particolari lavori di rifinitura. Però Il gatto dagli occhi di giada è un film costruito in maniera sufficientemente solida e recitato senza eccessive sbavature da un cast privo di nomi eccelsi, ma composto principalmente da buoni gregari: Corrado Pani, Franco Citti, Paola Tedesco, Giuseppe Addobbati sono i volti di maggior spicco. Qualche obiezione è comprensibile sul finale un po' troppo sbrigativo. Bido tornerà sui suoi passi l'anno successivo nel suo prossimo lavoro, un altro film cupo e a tinte macabre (Solamente nero). 4/10.
Una donna vede accidentalmente la sagoma di un omicida; aiutata dal fidanzato, prova a far luce sul caso. Altre morti seguiranno e i due presto si sentiranno a loro volta in pericolo.
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