Regia di Albert Pyun vedi scheda film
Ambiziosa produzione di Menahem Golam, un nome indimenticabile per gli amanti del B-Movie d'azione (Delta Force, Cobra, Over the Top Guerriero Americano, The Barbarians), che tenta di proporre un plot alla Ken Il Guerriero con pochi fondi e una discreta capacità di messa in scena. Albert Pyun deve fare i miracoli e in parte ci riesce anche, fallendo tuttavia nel ritmo (c'è da dargli atto che la sceneggiatura è appena abbozzata). Le scenografie sono squisitamente anni '80, con una fotografia tutto sommato passabile (soprattutto nelle notturne). Ambientazione post-atomica, città distrutte (ma viste col contagocce), tre/quattro auto abbandonate e corrose dal tempo per la via, epidemie di peste (!?) e bande di violenti punkettoni che compiono ogni tipologia di nefandezza (lasciate fuori campo per evitare il visto censura). Non mancano uomini crocifissi, tra i quali lo stesso Vandamme (non si capisce perché il cattivone non lo uccida). In tutto questo si sviluppa un copione molto modesto, che accenna ai cyborg senza che questi abbiano un ruolo centrale nella vicenda. Sostanzialmente, si tratta di un point to point che vede il personaggio di Vandamme andare a caccia dell'uomo che gli ha rovinato la vita. La storia, assai diluita e dai ritmi non certo incalzanti, si dipana con flashback in cui vediamo il personaggio di Vandamme (look inguardabile) che viene sottoposto a torture e messo in pericolo di morte dalla banda di Fender (un uomo dal fisico scolpito e dagli occhi artificiali), responsabile del decesso della moglie del nostro. Tutto strumentale al regolamento di conti finale, con il cattivone che, munito di occhiali da sole, lancia continui urli alla maniera del demone della Terza Madre (scena del telefono). Non certo memorabile, ma ha quel tocco anni ottanta che lo differenzia da altri prodotti del genere. Modesto il copione.
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