Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
Ci vuole un gran coraggio a realizzare un film muto, per di più in bianco e nero, alla fine degli anni novanta. Del resto Aki Kaurismaki è un tipo che non si fa troppi problemi: non vuole piacere a tutti e a tutti i costi: l'importante è realizzare film in cui credere fermamente. Juha è sposato con Marja; la donna, molto più giovane del marito, tra l'altro zoppo, è annoiata, sfiduciata e stanca, condannata ad una vita di pesante lavoro e di continue fatiche. L'arrivo dello sconosciuto ed affascinante Shemeikka sconvolge la sua vita: l'uomo le propone di fuggire con lei, abbandonando quella vita di sofferenze e delusioni per un futuro radioso e pieno di gioie, unica cosa che merita una ragazza bella come lei, come le fa subdolamente credere. Dopo tanti dubbi e paure Marja decide di scappare con Shemeikka: dapprima l'illusione di una nuova vita, quella che ha sempre sognato, poi ben presto la terribile verità: Marja viene costretta a lavorare in un bordello, gestito dalla sorella di Shemeikka. Intanto Juha, inizialmente incredulo di fronte alla fuga della moglie, continuamente preso in giro dai suoi compaesani, medita poi una tremenda vendetta nei confronti di Shemeikka. Finale amarissimo per i due uomini, si apre invece alla speranza per la dolce Marja alla quale il futuro sembra riservare finalmente un pò di felicità. Kaurismaki costruisce su un canovaccio abusato (il classico triangolo) una vicenda esemplare, a tratti poetica e straziante, in cui non ha bisogno di parole per commuovere o conquistare il cuore dello spettatore. Un film modernissimo, un dramma familiare tendente al noir, con una prima parte folgorante (tutta la descrizione della vita di Juha e Marja fino alla fuga di lei) una parte centrale leggermente ripetitiva e monotona, un finale ispirato e molto coinvolgente. Grandissimi gli interpreti (tutti attori abituali di Kaurismaki), messa in scena semplice, essenziale, elegante, ricca di citazioni, calda nonostante l'ambientazione fredda, musiche alla fine forse troppo ridondanti. Sarà pure un esercizio di stile, per noi è un affettuoso e assai tenero omaggio a un cinema che purtroppo non si fa più.
Voto: 7
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