Regia di Dave Franco vedi scheda film
Il prezzo dell'ospitalità.
La frase “The Rental è stato ispirato dalla mia paranoia sul concetto di home-sharing…” [puntini-puntini perché poi ho smesso di leggere; no, non è vero, ho proseguito a mio rischio e pericolo], pronunciata dal suo autore Dave Franco (anche Signor Brie), qui alla sua opera prima da regista, da lui anche - con Joe “MumbleCore” Swanberg - scritta (al soggetto ha collaborato anche Mike Demski) e prodotta (alla gestione del tutto, fra gli altri, Sean Durkin), oltre che interpretata [nei titoli di coda non compare, ma è palese che *x*x* sia proprio lui; no, non è vero (è lo stunt Anthony Molinari), ma mi piace crederlo/pensarlo/spergiurarlo], sembra abbastanza idiota, e in effetti lo è, per carità, ma il fatto è che l’enunciato esprime un concetto che lavora e processa il proprio significato in un mondo che proprio sapiente al massimo delle sue possibilità non è, e quindi possiede una se pur minima valenza... conoscitiva ed esplicativa.
“Non sto dicendo che non possiamo farla franca, sto dicendo che io non voglio farla franca!”
The Rental produce assonanze d’ambientazione col coevo “Black Bear” e specialmente col recente “Come to Daddy”, col quale soprattutto condivide anche il genere semi-orrorifico, declinato attraverso le dinamiche fra locatari/ospiti e locatori/ospitanti. Dopo 3/5 molto realistici, i 2/5 finali collassano nel genere più “spiccio”, nel bene (la malvagità tanto estranea alla società quanto in essa radicata e da essa germogliante: Tobe Hooper, Wes Craven, John Carpenter, Bret Easton Ellis, Stephen King, Cormack McCarthy) e nel male [cliché e routine, con morale poco etica (le continue bugie sommatesi via via tra di loro e le reazioni "scomposte" al loro rivelarsi sono con-causa del disastro...) "ben" servita].
Gran cast: Dan Stevens (“Legion”), Sheila Vand (“A Girl Walks Home Alone at Night”, “Camino”, “We the Animals”, “Prospect”), Jeremy Allen White (il ruolo della vita per una generazione nel remake U.S.A. di “ShameLess”), Alison Brie (al suo 5° film del 2020 con “Horse Girl”, “Happiest Season”, “Promising Young Woman” e l’ultima stagione di “BoJack HorseMan”) e Toby Huss (“Carnivàle”, “Halt and Catch Fire”). Che bellini - da sx a dx: Franco, Brie, Stevens e Vand -, al drive-in per una premiere...
Molto buoni la fotografia di Christian Sprenger (“GLOW”, “Guava Island”) e il montaggio di Kyle Reiter (“Barry”, Kidding”), entrambi inoltre al lavoro in “Atlanta”.
Le ottime musiche sono di Danny Bensi e Saunder Jurriaans, che qui (con “Enemy” come loro acme) non fanno altro che confermare la loro stakanovista ed invidiabile bravura.
Primi 50’: * * * ¾ (****)
Ultimi 35’: * * * (***¼)
Media aritmetica: * * * ¼ (½)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta