Regia di John Ford vedi scheda film
John Ford racconta la beata, ingenua patria irlandese: una terra fuori dal mondo, che si dimentica dei progetti e dei traguardi, per cogliere e fermare l'attimo fuggente, e finanche stenderlo al tappeto con il suo candore. "Storie irlandesi" è un trittico che santifica i cosiddetti tempi morti: quegli istanti inoperosi, nascosti all'attenzione del mondo, in cui i protagonisti riescono ad incuneare i loro sogni futili, ma gonfi dell'autentico respiro della vita. Vivere non è agire, bensì (ri)creare il proprio essere, rinnovandolo all'occasione: la libertà e la ricchezza nascono dalla capacità di reinventare il proprio ruolo secondo il fluire degli eventi, trasformandosi da commissario in compagno di bevute, da compagno di viaggio in parente acquisito, da rivoluzionario in cantastorie. Non a caso è il teatro la fonte ispiratrice di quest'opera, che fa del palcoscenico anche la metafora della sua morale: il cammino della vita non è un percorso attraverso i luoghi, ma un viaggio interiore, in cui il cambio di scenario è immaginario, e basta solo un gesto discordante o una diversa intonazione per fare, di ognuno di noi, una persona nuova.
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