Trama
Ispirati, in parte, dalle riflessioni su arte e sogno di Pavel Florenskij e al saggio omonimo sull'icona apparso nel 1922, i registi Pernisa e Menegazzo offrono il loro personale tentativo di evocare una metafisica delle immagini e della luce, richiamando arbitrariamente la struttura divisoria interposta fra la zona presbiteriale e quella riservata ai fedeli nel rito cristiano ortodosso. Protagonisti assoluti di questa epica dello sguardo, sono gli occhi e la loro capacità di farsi impressionare, assistiti da demiurghi capricciosi in bilico tra il mondo sensibile e il sovrasensibile: un traghettatore di anime (Psicopompo), un leviatano (Dagado'l) e un tramezzo dipinto munito di tre porte (Icono'stasi). Accompagnati da queste guide ultraterrene, espedienti di un dipingere che si fa strumento di conoscenza sovrannaturale, si varcano le "porte regali" dell'icono`stasi, lo squarcio che mette in contatto cielo e terra, la corda tesa tra la veglia e il sonno, il luogo in cui le cose si manifestano per quello che sono: prodotti della luce.
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