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Voyagers

Regia di Neil Burger vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Voyagers

di maurizio73
6 stelle

Tra viaggi interstellari multigenerazionali e dinamiche conflittuali da schismogenesi simmetrica, un film di genere dalle diverse ingenuità che conduce l'equipaggio e gli spettatori verso l'inevitabile morale positiva di una solidarietà sociale che ci rende degni colonizzatori di nuovi mondi.

In un viaggio multigenerazionale di 86 anni verso un pianeta da colonizzare, un gruppo di 30 bambini frutto di un programma di selezione genetica e di indottrinamento, si ritrova dapprima alle prese con la prematura scomparsa del loro mentore e quindi con il prevalere degli istinti aggressivi. Solo il superamento della situazione critica potrà consentire il definitivo successo della missione. 

 

locandina

Voyagers (2021): locandina

 

Voyagers...il percolo della scoperta

 

Già alle prese con i temi della distopia neurocognitiva di Limitless e di quella socio-attitudinale di Divergent, il regista americano Neil Burger si cimenta con l'ennesima variazione sul tema della migrazione spaziale obbligata della specie umana tanto cara ad Avi Loeb e con le sue imprevedibili implicazioni etologiche; spostando l'attenzione da una imminente incombenza ecologica frettolosomente liquidata nel prologo ad uno sviluppo tematico che cerca di simularne i risvolti sociali ed etici. Il risultato è certo di grana grossa, tanto per gli inverosimili presupposti di una missione dove un solo adulto si fa garante di un controllo sociale accuratamente programmato (e infatti schiatta alla prima occasione dolosa), quanto per lo svolgimento di dinamiche comportamentali che appiattisce la complessità della componente emotiva a vantaggio di una risoluzione che conduce alla inevitabile morale finale: l'uomo è un essere incoercibile e imprevedibile che trova nella specificità della propria natura sociale (la capacità di empatia ed amore verso il prossimo) la sua risorsa fondamentale. Se il tema del viaggio interstellare ad un centesimo della velocità luce dovrebbe condurre 30 futuri coloni ad un improbabile pianeta extrasorale a 0,86 anni luce in un viaggio di 86 anni banalizza un po' le simulazioni con Monte Carlo fatte allo scopo (COMPUTING THE MINIMAL CREW for a multi-generational space journey towards Proxima Centauri b  - F. Marin, C. Beluffi - 11 Jun 2018) in cui più verosimilmente i principi di ingegneria sociale, gli studi sulla selezione e deriva genetica e le protezioni tecnologiche dalle radiazioni cosmiche massimizzano la sopravvivenza di una crew di 98 membri di ambo i sessi in un viaggio di 6300 anni a 7/10000 di c verso Proxima b a 4.2 anni luce, il punto più interessante sembra invece l'inevitabile stato di crisi che sopraggiunge in corso d'opera e che ha fatto usare il facile slogan di Lord of the Flies in space per il lancio del film. In effetti l'evento imponderabile legato alla innata curiosità della specie umana ed al prevalere dei suoi istinti animali (richiamando il mito prometeico delle conseguenze della scoperta) sono il prevedibile innesco di un processo di schismogenesi simmetrica molto schematica con cui il film cerca di portare acqua al suo mulino, incanalando le dinamiche di gestione del potere attraverso un discorso che affida alla semplice retorica della paura (il fantomatico alieno che assedierebbe il veicolo) la capacità di dividere ed imperare sulle forze in campo ed affidando all'inevitabile eliminazione del fattore di disturbo (Alien...thrown into space) la risoluzione dello stato di crisi ed il rinnovato equilibrio del sistema. Insomma, validi presupposti teorici, utilizzati come grossolano strumento in un film di genere che vorrebbe condurre una specie animale amorevole e solidale verso la sua nuova culla nello spazio, sono il segno di un'operazione commerciale che strizza l'occhio al box office e che non sa rinunciare a compiacere un  pubblico mainstream che non si fa molte domande. Buon cast d'attor giovani tra cui solo il cattivo Fionn Whitehead e la bella Lily-Rose Depp sanno restituire la parvenza espressiva di qualche labile emozione umana.

 

 

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