Regia di Neil Burger vedi scheda film
Film di grande attualità, in epoca di transumanesimo dilagante. E' lo stesso tema di Equilibrium e della società del controllo attualmente sotto gli occhi di tutti: privare le persone delle emozioni e dell'individualità per controllarle. Fosse anche solo per questo, merita la visione.
Nel paronama cinematografico contemporaneo, sempre più seriale, netflixiano, ripetitivo e sterile, quest'opera si può considerare un piccolo gioiello sotto molti profili. Anzitutto un plot per nulla scontato che alimenta l'interesse e l'attenzione per gli sviluppi narrativi. Sicuramente una recitazione molto valida e protagonisti con una loro psicologia e un'evoluzione di fronte agli eventi. Atmosfera che, sia pur ormai vista e rivista in tanti altri film, rimane sempre affascinante e utile per sviluppare una riflessione sulle alternative alla società attuale. Non mancano i colpi di scena, e non c'è alcun appiattimento, ma un'esposizione complessa che affronta, dipana e analizza una molteplicità di situazioni e relazioni. C'è l'amicizia, l'amore, il dovere, i doveri verso se stessi, quelli verso la comunità, la crescita/adolescenza, la giustizia (è giusto mentire per un fine superiore?), e altro che probabilmente poi ciascuno coglierà anche in base alla propria sensibilità.
Sicuramente una menzione a parte la merita l'aspetto di riflessione e monito sul presente/futuro. Assistiamo a una fase storica in cui, a parte i negazionisti (ma quelli veri, non quelli propagandati come tali), tutti vedono che c'è un movimento transnazionale capeggiato da Klaus Schwab e spalleggiato in ogni parte del mondo da parte dei suoi accoliti (come lui stesso dichiara serenamente nelle interviste, a proposito di Macron, Trudeau, etc.) che vuole imporre il transumanesimo, cioè la fusione uomo-macchina e quindi automaticamente la spersonalizzazione, il controllo e la perdita di identità degli individui. Di cose come interfacce neurali ne parla da anni anche Elon Musk, mentre la libertà di pensiero viene perseguita e perseguitata dietro la scusa del "bene collettivo". Come nelle migliori dittature (del resto quale dittatura potrebbe vivere senza il consenso popolare, e quindi senza convincere il popolo che sia per il suo bene?). Ecco, quindi, che quest'opera diventa un utilissimo promemoria dell'importanza dell'individuo e della sua identità, che non può e non deve essere subordinata a nulla e per nessun motivo.
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