Regia di Stefano Terraglia vedi scheda film
"Le Tue parole" diretto nel 2010 da Stefano Terraglia,
devo dire che mi è piaciuto.
La storia si svolge nell'Italia alla fine del '70, in pieni anni di piombo,
alla vigilia del sequestro Moro, e un nucleo delle Brigate Rosse
sequestra l'ingegner Fernando Brunetti, direttore del personale
di un noto stabilimento industriale.
Inizia così la storia del suo sequestro e della sua sofferenza,
ed è tenuto prigioniero e sorvegliato a vista da due brigatisti,
una donna, Silvia e un uomo, Roberto.
Il Film prodotto dalla ADC (Artisti del cinema), perciò
indipendente e low budget. ed è il primo Film di un certo
spessore del regista Stefano Terraglia, che con questo
suo progetto vuole ricordare gli anni difficili del terrorismo
in Italia, soprattutto la lotta armata delle Brigate rosse.
Il regista è capace a farci entrare bene in quel periodo,
e con una messa in scena semplice e scegli ambientazioni
neutre, ma fa capire da un giornale che siamo nel 1978,
e le Brigate rosse stanno organizzando un sequestro
verso un ingegnere di una cooperativa, che si occupa
del personale, per processarlo per il licenziamento
di 8 operai.
Comunque tutto il complesso è incentrato su
Silvia, donna uruguayana, che dopo aver combattuto
nel suo paese, ha sposato la causa delle Brigate rosse
e la loro lotta armata, però soffre di complessi di
colpa e non è spietata come i suoi compagni,
e allora durante la visione passano flashback,
in bianco e nero,di quel suo terribile passato,
interpretata magistralmente da Carolina Gamini.
E' proprio durante questo sequestro si troverà
in difficoltà verso l'ostaggio, che cercherà
di farla ragionare, che la loro lotta è persa
in partenza, ben interpretato da Rosario Campisi.
Con loro Roberto, che è un convinto brigatista,
spietato e senza scrupoli, che vuole solo risposte
dall'ingegnere, e capisce le debolezze di Carolina,
ma poi quando andrà via e rimarranno la donna
e il sequestrato, usciranno tutte le contraddizioni,
e questo con un interpretazione di spessore di Fulvio Ferrati.
Bisogna dire che il regista realizza un Film
molto intenso e appassionante, con
un montaggio serrato e dei bei dialoghi,
e sappiamo quello che succede tramite
una radio, dove dice i movimenti dei
brigatisti, e sappiamo che siamo alla
vigilia del sequestro Moro, che è
stato l'apice della loro lotta armata.
Il simbolo di tutto il complesso è il
gabbiano, che è il simbolo della libertà.
Da segnalare nel reparto tecnico
il montaggio serrato dello stesso
regista,la colonna sonora del maestro Lorenzo Pescini e la
splendida fotografia di Nicola Serena.
In conclusione un buon Film,
dove porta le problematiche politiche
e sociali di quei drammatici anni di piombo,
con gli slogan delle brigate rosse e a quello che
credevano di sovvertire con la lotta armata,
dove la storia diventa quasi intimista
per la protagonista e incentra il tutto
tra lei e il sequestrato, creando molta
tensione che si protrae fino all'imprevedibile
finale.
Il mio voto: 7.
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