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Vittoria amara

Regia di Nicholas Ray vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vittoria amara

di luisasalvi
8 stelle

Non lo definirei un film di guerra; una rivalità fra due uomini innamorati della stessa donna, durante una pericolosa missione bellica. Rivalità e vicenda complicata, come sovente in Ray, da risvolti psicologici e inserimento di brevi episodi diversamente significativi che rendono il film più affascinante ma a volte sconcertante o difficile da comprendere.

Egitto, 1942. Il maggiore Brant (Jürgens) è un militare di carriera da tavolino, un po’ ottuso, ma innamoratissimo della moglie, assai più di quanto ci aspetteremmo da un burocrate dall’apparenza arida; il capitano Leith (Burton) è invece un appassionato archeologo che disapprova ogni guerra, ma si è arruolato volontario; entrambi ricevono l’ordine di partire la mattina seguente per una missione pericolosa e segreta nel deserto libico, con l’appoggio di una ventina di uomini. Proprio quella sera arriva Jane, moglie di Brant; questi la presenta a Leith, poi è convocato dal generale e noi veniamo a sapere che Jane e Leith si erano amati intensamente e chiaramente si amano ancora, ma lui l’aveva lasciata senza un addio per una spedizione archeologica in Libia. Perché? Jane ha sposato Brant perché lui non è partito… “perché è un vigliacco”… Ma?!... Leith osserva che siamo tutti vigliacchi. Comunque Brant quando torna capisce tutto e rimasto solo con la moglie le fa una scenata di gelosia.

L’ufficiale di carriera non vuole morire né uccidere; ci pensa Leith a uccidere, pur essendo contrario alla guerra, per realizzare la missione. Nel ritorno Brant che lo vuole morto ordina a Leith di restare a guardia di alcuni feriti, ma Leith si salva e si ricongiunge al gruppo; Brant vede uno scorpione che sale sulla gamba di Leith ma non lo avverte e Leith resta ferito; Brant ordina di abbandonarlo e proseguire la marcia di rientro, ma mentre si allontana da Leith scoppia improvvisa una tempesta di sabbia; allora Leith prende per i piedi Brant, lo costringe a stare coricato e ne ripara il volto con il proprio corpo per salvarlo. Alla fine della tempesta Leith è morto, Brant salvato da lui morente. Quando riceve la medaglia al valore ricorda il rimprovero che gli aveva fatto Leith, di essere una divisa vuota, e appunta la medaglia al cuore di un manichino che i soldati usano per le esercitazioni.

Il film è essenzialmente la storia di Brant, di cui sono analizzati i tormenti psicologici, le paure, le gelosie, l’amore per la moglie e l’odio per il rivale; per non apparire vigliacco di fronte alla moglie beve per primo l’acqua del pozzo che forse è avvelenata, lascia morire il rivale che lo accuserebbe di vigliaccheria, uccide la guida araba che lo ha visto osservare lo scorpione e non intervenire… Ma perché la guida, se ha visto, non è intervenuto lui ad avvertire?

Molte debolezze nel racconto, ma un film affascinante… come sovente in Ray

 

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