Regia di Jocelyn Moorhouse vedi scheda film
Film che racconta una storia banale con grande forza poetica e introspettiva. Un cieco dalla nascita vuole essere regalato una macchina fotografica, c'è nulla di più strano? La userà per capire le persone che ha intorno, più che il mondo che lo circonda, perché saranno il suo mezzo per appurare se dicono o meno la verità. E' fondamentale per lui, perché alla base del suo mondo c'è una coerenza che si fonda su ciò che vedono gli altri e che può conoscere solo di riflesso. I personaggi sono tutti ben caratterizzati ed interpretati, i dialoghi raramente banali e le storie appena accennate. Una storia d'amore, una storia d'amicizia, un amore platonico; tre sentimenti che si sfiorano senza mai toccarsi realmente. Di contro si soffre qualche pausa morta di troppo, il ritmo non è propriamente esaltante. Da segnalare decisamente la prova della Picot che da vita al personaggio più inquietante e tenero di tutta la narrazione, oscurando per certi versi la prova dei due colleghi più noti e fortunati. Consigliato a chi si approccia ai film come ad un libro di poesie o un breve saggio psicologico. Voto: 7.
Buona interpretazione in un ruolo che comunque sembra calzargli a pennello e non mette a dura prova le sue capacità espressive.
Affascinante, enigmatica, sensuale, tenera e comunque bella. Tutto in un solo personaggio, è davvero un peccato che sia praticamente sparita. Meritava sicuramente qualcosa di più, probabilmente una produzione americana l'avrebbe posta sotto i riflettori giusti.
Non brilla sicuramente. Brutto anche il doppiaggio (ma l'originale pare non sia da meno).
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