Regia di Blake Edwards vedi scheda film
La stagione più fertile di Blake Edwards, il regista di classici come “La pantera rosa” e di capolavori quali “Hollywood Party” e “Victor/Victoria”, è stata probabilmente quella degli anni ’80. Raggiunto un simpatico periodo della propria esistenza (50-60 anni), Blake si ritrovò a fare i conti con se stesso e, attraverso metafore neanche troppo nascostamente autobiografiche (“S.O.B.” ne è l’esempio più lampante), portò sullo schermo personaggi che avevano in comune con lui stesso età, situazione economica e sociale, rapporti familiari. Questo “Così è la vita” è forse il culmine delle sue malinconiche confessioni allo spettatore, più di “S.O.B.” perché qui evita il simbolismo e l’allegoria della messinscena preferendo una narrazione più lineare, scarna, semplice. Al centro della scena c’è l’architetto Harvey, insoddisfatto della propria carriera e profondamente ipocondriaco, alle soglie dei sessant’anni, sposato con una cantante, Gillian, la quale, per non far preoccupare i suoi cari, nasconde loro i sintomi di un tumore alla gola (come sarà: benigno o maligno?). È quindi, prima che di un uomo, un ritratto di una famiglia, con le sue incomprensioni e le sue gioie, intimo, sensibile, non troppo pudico. Lo strepitoso Jack Lemmon, Harvey, altri non è che Blake, così come sua moglie Gillian è palesemente quel dio di attrice di Julie Andrews, che la interpreta, con la solita, amorevole, sobrietà, coniuge del regista. E vi sono anche la figlia di Edwards, il figlio di Lemmon, e la casa dove si svolge l’azione è l’abitazione reale di Blake e Julie. Le musiche di Henry Mancini fanno da contrappunto alla vicenda, donandole quel tocco di rarefatta eleganza necessaria per un affresco del genere. Un film poco considerato, raffinato, elegante e garbato, intimo e malinconico, una delle opere più personali di quella montagna di regista di Blake Edwards.
Le musiche di Henry Mancini fanno da contrappunto alla vicenda, donandole quel tocco di rarefatta eleganza necessaria per un affresco del genere.
Voto: 7.
Molto bene.
Molto bene.
Ogni volta che compare sullo schermo viene da chiedersi: chi è quell’angelo di donna, sublime e sobrissima interprete, così poco attrice perché talmente troppo donna (anzi, forse è meglio dire mamma-moglie)? Ma è una domanda retorica: è ovviamente quel monumento all’eleganza di Julie Andrews Edwads. Se non ci fosse bisognerebbe inventarla.
Strepitoso nell’impersonare un personaggio -che poi è Blake Edwards- incomprensibilmente insoddisfatto e frustato, ipocondriaco fino all’inverosimile. Insomma, Jack si conferma uno degli attori più enormi da cent’anni a questa parte.
Intima, personale, malinconica, elegante. Per chi non l’avesse capito, Blake Edwards è un dio di regista.
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