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Judy Berlin

Regia di Eric Mendelsohn vedi scheda film

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La recensione su Judy Berlin

di degoffro
8 stelle

Piccolo film d'esordio per l'assistente costumista di alcuni film di Woody Allen ("Ombre e nebbia", "Alice" "Crimini e misfatti" e "Pallottole su Broadway"). Questo lavoro, secondo il regista, gli è stato molto utile per costruire un efficace e produttivo rapporto con gli attori. In effetti il punto di forza di questa delicata e assai elegante opera (raffinato bianconero di Jeffrey Seckendorf), capace di descrivere la noia e la malinconia della vita suburbana, è la resa di attori molto affiatati e mai caricaturali alle prese con personaggi delusi, introversi, frustrati, in crisi d'identità o pieni di vuote speranze. Film d'atmosfera, autunnale e crepuscolare, (come appunto certi film di Woody Allen di fine anni settanta, soprattutto "Manhattan"), intimo e poetico, dai dialoghi spesso brillanti e capace di trasmettere sensazioni autentiche e sincere. A Babylon, Long Island, durante una lunga eclisse solare si incrociano i destini di vari personaggi: Judy Berlin è una ragazza vivace, il cui sogno è andare a Hollywood per sfondare; per ora si limita a recitare nelle pubblicità o a fare da annoiata comparsa in rappresentazioni locali. Ha un entusiasmo trascinante e coinvolgente che trasmette a David Gold, suo vecchio compagno di scuola, incontrato per caso (era il classico secchione, "uno stronzo" come viene scherzosamente definito da un amico incontrato alla stazione), aspirante regista reduce da un fallimento proprio a Hollywood. Il suo sogno invece sarebbe quello di realizzare un documentario sulla sua cittadina ("ci vuole una faccia come il culo per proporre un'idea del genere" gli dice senza peli sulla lingua Judy). I due passano una lunga giornata insieme ricordando i tempi passati, rimpiangendo quello che avrebbero potuto fare, dicendosi cose che prima non avevano avuto il coraggio di dirsi. Ci sono poi i genitori di David (il preside della scuola locale e la madre in pieno esaurimento nervoso), nonché la madre di Judy, Susan, insegnante severa ma anche delusa. Eric Mendelsohn, premiato al "Sundance" come miglior regista, realizza un film sospeso e leggero, permeato di rimpianti, sogni e aspirazioni (deluse o da realizzare), di gesti improvvisi o irrazionali (il bacio che David dà a Judy e contemporaneamente quello che il padre di David dà alla madre di Judy a scuola), di peregrinazioni senza senso e senza meta (la madre di David - un'intensa Madeline Khan - vaga, persa e sognante, per il quartiere con la sua colf, immaginando di camminare sulla luna, contemplando le meraviglie della natura; Dolores, anziana ex insegnante della locale scuola, non ricorda più nulla, cammina del tutto assente senza sapere più nemmeno cosa sia un albero, una casa, una strada, ma ha ancora la capacità di ritornare alla sua scuola e ritrovare la sua classe). Il finale pieno d'affetto e complicità fra Susan che abbraccia amorevolmente Dolores, accompagnandola nel suo cammino e aiutandola a ricordare le cose più semplici è molto bello e intenso, ma anche la conclusione della giornata fra Judy e David, alla stazione, è assai ispirata, intelligente e per nulla scontata: "Così potrebbe anche finire un film: tu che sali un treno, mi dici che ti piaccio veramente e te ne vai. Come possiamo pensare che sia davvero successo?, chiede lui. Basta farselo credere, risponde lei". Forse troppo d'autore, a tratti eccessivamente lento e prolisso, ma comunque di innegabile fascino anche perché sa cogliere alla perfezione l'anima profonda e delusa della cittadina che descrive.
Voto: 7

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