Regia di Guy Ritchie vedi scheda film
Londra tra piccoli bar dove si gioca d’azzardo e locali porno, colori squillanti e schiaccianti, quasi un’aria come se il tempo si fosse fermato agli anni Settanta. Anni di quel “Venerdì maledetto” di John Mackenzie, di “Get Carter” di Mike Hodges, di duri smagati e strapazzati da un gioco più grande di loro, Bob Hoskins, Michael Caine. Soho e dintorni hanno sempre la stessa faccia da set cinematografico povero, anche se questa volta la “banda” è composta da un gruppo di giovanotti svitati che assomigliano a quelli di Irvine Welsh. “Lock & Stock Pazzi scatenati” è la storia di un debito di gioco e della rincorsa pazzesca, dei trucchetti, degli omicidi che ne conseguono: va a rotta di collo come “Trainspotting” (che cita quasi letteralmente all’inizio), si prende in giro, deridendo il proprio ricercato “tarantinismo”, riesce a far tesoro della tradizione (purtroppo, da noi poco nota) dell’hard boiled inglese. Guy Ritchie dirige con ritmo incessante (viene dalla video music), senza dimenticare le sfaccettature e le connessioni narrative. Sting, serafico e impenetrabile, sovraintende dietro il bancone del bar, mentre Vinnie Jones, il calciatore, scende dritto dalla scuola dei duri con un lato tenero.
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