Regia di Guy Ritchie vedi scheda film
Che l' esordio di Guy Ritchie guardi al Danny Boyle di "Trainspotting" ed al Tarantino di "Pulp fiction" non è certo un mistero. Rimandi e citazioni si alternano senza tregua sin dalle prime sequenze e traspaiono sia dallo script che dallo stile di regia. Tutto sommato, però, il risultato complessivo non è da sottovalutare e le vicende dei criminali da strapazzo del giovane regista inglese sono diventati un vero e proprio marchio di fabbrica. "Lock and stock" è una vicenda corale, british nelle locations, nello humor, nelle facce, insomma : nel midollo. Quattro scavezzacollo senza arte nè parte, usurai con accetta, esattori vari con e senza prole, ricettatori, spacciatori psicopatici, coltivatori di gangia, ed un gestore di locale con la faccia di Sting. E ancora partite di poker andate male, un bisogno disperato di "sterle", rapine e furti a non finire il tutto condito da una dose di alcolici spropositata e tutt'altro che politically correct. La scrittura è brillante, Ritchie dirige freneticamente e dinamicamente ma senza farsi prendere la mano dal passato "videoclipparo", la fotografia giallognola dona all' intera pellicola quell' alone da leggenda metropolitana che non guasta e la colonna sonora spazia con gusto fra svariati generi a seconda della situazione narrata. Un film godibile che si avvale di un cast assortito ed interessante e che annovera, tra gli altri, il futuro divo action Jason Statham, il buon ma sottoutilizzato Jason Fleming e l' ex calciatore Vinnie Jones che da qui in poi rifarà quasi sempre lo stesso ruolo da duro. Durante uno dei rendez-vous finali, uno dei personaggi si chiede "Ma che è ? Pulp fiction ??". Io rispondo : no, non lo è ma un pò ambisce ad esserlo e con discreti risultati. Il film avrà la sua naturale evoluzione con "The snatch".
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