Regia di Kevin Billington vedi scheda film
Michael Rimmer è un nuovo impiegato di una ditta che si occupa di sondaggi; zelante e smanioso di far carriera, la sua rapidissima ascesa non si ferma fra le mura aziendali, ma lo porta addirittura a candidarsi come Primo Ministro.
Peter Cook, John Cleese & Graham Chapman (Monty Python’s) e il regista Kevin Billington scrivono la sceneggiatura di questo film a cui prendono parte i primi tre, oltre a numerosi caratteristi britannici degni di nota – Arthur Lowe, Denholm Elliott, Dennis Price, nonché la bella Ann Beach e il futuro Nobel per la letteratura Harold Pinter: le garanzie per una commedia brillante e memorabile ci sarebbero tutte; invece The rise and rise delude da molti punti di vista, in primis quello dell’umorismo, decisamente convenzionale e privo di picchi comici. Presumibilmente le ambizioni di questo lavoro erano quelle di lanciare uno sguardo caustico sulla contemporaneità sociopolitica del Regno Unito (e forse non solo) e sulle contraddizioni in essa; ma il tentativo di satira sociale naufraga molto rapidamente tra scenette sconnesse fra loro, personaggi scritti in maniera approssimativa e una trama ondivaga, scostante, che pare sommare insieme almeno due o tre potenziali cortometraggi. C’è l’arrivo di Michael Rimmer in azienda: sopra le righe, è la parte più esplicitamente ‘alla Monty Python’s’ e infatti è quella in cui compaiono anche Cleese (spesso) e Chapman (in due brevissime sequenze, con una sola battuta in tutto); c’è un intermezzo pasticciato nel quale si prova a ironizzare sulla pubblicità, sulla sondaggistica, mettendo fuori fuoco il protagonista; e infine c’è il rientro in pompa magna di Rimmer e la sua escalation in politica, segmento della pellicola nel quale torna prepotentemente la spalla comica Arthur Lowe, compare dal nulla Denholm Elliott e spariscono definitivamente, senza tante spiegazioni logiche, Cleese, Chapman e gli altri impiegati al centro della narrazione nella prima parte. Billington è alla seconda regia per il cinema e non dimostra particolare verve dietro la macchina da presa; Cook è all’altezza della sua fama, ma non basta a riempire il vuoto del copione. Anche il finale è decisamente poco originale. 4/10.
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