Regia di Steno vedi scheda film
Vittorio De Sica, Aldo Fabrizi, Salvo Randone: ma il protagonista di questo commediola piuttosto stereotipata sulla malavita e sui siculoamericani è in realtà Carlo Giuffrè, mentre i tre grandi nomi sono utilizzati in particine secondarie. Storie di mafia, omicidi per 'regolamento di conti', donne sottomesse al maschio, gelosia maniacale: tutto ciò che si può immaginare - deducendolo dalle stantie barzellette sui siciliani - è contenuto in questo film; a dirla tutta, ad ogni modo, Steno non è certo l'ultimo arrivato, il cast è piuttosto buono e la storia, al di là delle banalità e dei luoghi comuni, è perlomeno compiuta: i novanta minuti di Cose di cosa nostra trascorrono senza grosse infamie, ma anche senza lode. Sceneggiatura di Amoroso e Gianviti, con gli interventi del regista e di Fabrizi; briose musichette a cura del figlio di un altro interprete (Manuel De Sica); Pamela Tiffin come belloccia del film (d'obbligo per essere considerati al botteghino); finale in burla che si riallaccia alle ben più nobili tradizioni della commedia all'italiana (è d'altronde inevitabile ripensare ripetutamente, vedendo questo lavoro, al Mafioso di Lattuada, con protagonista Sordi). Si segnalano inoltre Mario Brega ed Ennio Antonelli in ruoli laterali. Titolo di transizione per Steno, fra le opere più spiccatamente comiche degli anni '60 (con Totò, Ciccio e Franco, Vianello) e quelle, sempre in chiave di commedia, moderatamente 'impegnate' dei '70 (Il padrone e l'operaio, La polizia ringrazia, L'Italia s'è rotta). 5/10.
La mafia incarica l'incensurato Salvatore Lo Coco, italoamericano, di tornare in Sicilia per compiere un omicidio. Lo Coco va in Italia, ma affida l'incarico ad un killer professionista, che si rivela un pasticcione. Ma per fortuna...
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