Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
La vita dell’attore e monologhista Spalding Gray raccontata attraverso le sue stesse parole.
Spalding Gray è abbastanza noto come attore, ma la sua principale occupazione – e passione – è stata la scrittura: autore di svariati monologhi di successo (Monster in a box, Gray’s anatomy – da non confondere con la quasi omonima serie Grey’s anatomy), il Nostro ha sempre avuto come principale oggetto dei suoi racconti sé stesso; ecco perché non risulta affatto complicato, al netto di fantasie, drammatizzazioni e altri effetti speciali narrativi, ripercorrere la vita di Gray attraverso le sue stesse parole. Steven Soderbergh lo sa perché lo conosce bene, avendolo diretto in Piccolo, grande Aaron (1993) e soprattutto avendo curato l’adattamento su pellicola di Gray’s anatomy di tre anni più tardi; non deve quindi essere occorso molto tempo al regista per assemblare questo collage, a ogni modo ben assortito e sufficientemente vivace, che pesca qua e là da vent’anni di monologhi mantenendo una certa linearità nel racconto. Chi già conosce Gray non fatica a riconoscere il suo mondo: il narcisismo perfino ostentato, l’amore per la digressione, il gusto dell’aneddoto familiare, l’affetto (anche se spesso ben mascherato) per la madre e, di conseguenza, l’ossessione per il suicidio, tragica scelta della donna e, con buona probabilità, anche di Spalding Gray. Un’ora e mezza di durata, forse anche eccessiva data l’inevitabile verbosità del lavoro. 6/10.
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