Regia di Lucio Pellegrini vedi scheda film
Commediola esilissima e senza nerbo. Scritta coi piedi e recitata allo stesso modo. Mai visti tanti cliché tutti insieme. Notevoli le musiche.
Un film leggero, dall’estetica para-televisiva, una storia piena di stereotipi, caratterizzazioni al limite del macchiettistico. Si riassume in poche (calunniatrici ma veritiere) frasi “E allora mambo!”, prodotto dozzinale nato per sfruttare la cresta dell’onda cavalcata televisivamente dal duo Luca (Bizzarri) e Paolo (Kessisoglu). Il film parla di un uomo che per fuggire dalla sua vita di coppia finisce per crearsene un’altra uguale, raddoppiano quel fardello di cui tentava di liberarsi. Smaccatamente telefonate quasi tutte le situazioni, penosamente caratterizzati i personaggi (specie quelli di contorno: l’imprenditrice che piange sempre, l’ipocondriaco-truffatore che si ripete ad ogni scena sempre uguale); scene, anch’esse tutte uguali, che culminano verso un epilogo, altrettanto scontato, all’insegna di uno dei più famosi proverbi italiani che si rivelano nel finale, un (happy?) end quasi più farlocco di tutto quanto visto prima. Troppe sciocchezze tutte insieme, troppi cliché che, per quanto (almeno nelle intenzioni) riammodernati e riaggiornati ai tempi dell’Italia di fine secolo, non destano il minimo interesse. Ecco perché anche se non l’hai mai visto “E allora mambo!” sa di dejà vu. Si salvano solo le musiche (con un paio dei migliori pezzi di Vinicio Capossela a troneggiare).
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