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E allora mambo!

Regia di Lucio Pellegrini vedi scheda film

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La recensione su E allora mambo!

di degoffro
4 stelle

Inutile e fiacco tentativo di rinverdire i fasti della gloriosa commedia all'italiana. Sembra una puntatona di "Zelig" dove gli sketch e le battute pilotate sono fatte in attesa che il pubblico rida a comando come nelle celebri sit-com americane. In realtà si ride davvero poco in questa sovraeccitata e a tratti gridata commedia che racconta la storia di Stefano, sposato, con figlia e mutuo da pagare, lavoro noioso, stancante e poco gratificante, che improvvisamente si vede sconvolta la vita da un errore bancario: sul conto di sua figlia sono stati accreditati sei miliardi delle vecchie Lire. Grazie ad un amico avvocato riesce a crearsi una doppia vita, ma inevitabilmente i problemi anziché svanire raddoppiano: costretto ad inventarsi una nuova identità trova una seconda moglie con la quale si dovrà spacciare per albanese (e questa situazione crea le poche parentesi simpatiche del film con la mamma che cerca di far capire al figlio la vera origine del papà, facendogli vedere le immagini degli albanesi che sbarcano in Italia a migliaia), ha un altro figlio, nonché doppie spese e nevrosi. Una volta scoperta la bigamia, le due donne, nel frattempo diventate amiche e alleate, cercheranno di trarre vantaggio dalla nuova ed originale condizione. Al di là della simpatia dei protagonisti, soprattutto Luca Bizzarri nei panni di Stefano e di Luciana Littizzetto nei panni della sua prima moglie, e di una regia piuttosto scattante e vivace, il film non riesce ad evitare i difetti ormai tipici di troppo cinema italiano: stile televisivo, parolacce a valanga, molte ripetizioni, recitazione approssimativa, comicità scarsina. La sceneggiatura non sfrutta a dovere la brillante idea iniziale (chissà cosa avrebbero potuto fare i Risi o i Monicelli dei tempi d'oro) e finisce per girare su stessa, facendosi stancante, noiosetta e dispersiva, oltre che del tutto improbabile e banale. Certi personaggi poi come quello di Gigio Alberti sembrano messi lì per caso, altri sono anche divertenti (vedi i due fratelli Gianni Fantoni ed Enrico Bertolino, alle prese con l'azienda di famiglia), ma nel complesso il film è ben distante dai vertici del cinema che fu, soprattutto perché sembra vivere di singoli episodi, situazioni o battute che si inseriscono in un contesto farraginoso in cui la storia alla lunga sembra essere ciò che conta meno. Certo non regna il nulla come nella stragrande maggioranza delle opere prime italiane, ma il coinvolgimento ed il divertimento sono davvero minimi e le occasioni di risate vanno cercate con il lanternino: rimane l'impressione che il solo Paolo Virzì continui ad essere l'unico vero degno erede della stagione d'oro del nostro cinema comico. Comunque bisogna anche dare atto che il film va incontro ai gusti moderni e meno sofisticati del pubblico che sembra apprezzare e gradire parecchio.
Voto: 5

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