Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Incisivo e profondo, Pedro Almodovar si dimostra un grande conoscitore a tutto campo della settima arte in grado di usarne i film del passato che l'hanno resa grande, per fonderli armonicamente in una storia, che sembra produrre un vero e proprio crossover tra Eva contro Eva di Mankiewicz (1950) ed Un Tram Chiamato Desiderio di Tennessee Williams, in modo armonico e naturale, con un meccanismo prettamente cinematografico, molto più riuscito rispetto all'universo condiviso Marvel/Disney dei giorni nostri, dove tale scelta puzza solo di prodotto preconfezionato industriale di stampo seriale.
Ad Almodovar la serie Tv non piace, tutto ciò che muove i suoi personaggi viene dalla settima arte o dal teatro, da quest'ultimo scaturisce la tragica morte del giovane Esteban (Eloy Azorin), nel tentativo di ottenere l'autografo della prima attrice dello spettacolo Huma (Marisa Paredes); la madre Manuela (Cecilia Roth), avendo per anni nascosto l'identità del padre al ragazzo, che era desideroso di conoscerlo, decide di partire per Barcellona per comunicargli la tragica notizia, andando alla sua ricerca con l'aiuto della sua vecchia amica Agrado (Antonia San Juan), una transessuale che per campare si prostituisce.
Il cinema di Almodovar è terra sconosciuta per il sottoscritto, Volver (2006) era un gran film certo, ma Dolor y Gloria (2019) seppur riuscito, comunque era parso troppo sopravvalutato ed osannato dalla critica, con tanto di generoso premio a Banderas; Tutto su mia madre (1999( aveva tutte le carte in regola per replicare la delusione dela sua ultima fatica, non tanto per il premio per la miglior regia a Cannes, quanto per l'oscar miglior film straniero, che sappiamo essere spesso fonte di cantonate, mentre qui risulta essere meritato, poichè il coutè citazionista tanto caro ad Hollywood, è dosato con molta intelligenza e tanta lontananza dal post-modernismo Tarantiniano imperante ieri come oggi. Partendo da un inizio potenzialmente da lacrima movie, Almodovar in regia dimostra una mano da veterano riuscendo a bilanciare il dolore comprensibile di Manuela, con l'ironia dei personaggi che le gravitano attorno, capaci di discutere liberamente di sesso e sessualità, con fare diretto, un pò sboccato, ma senza alcun freno morale, senza però scadere in volgarità; anzi, sequenze come l'arrivo del taxi a Barcellona nella radura delle prostitute, diventa un momento di eccellente costruzione cinematografica, stemperando lo squallore con un'immagine che potrebbe essere uscita da una pellicola di Fellini.
Improbabile in talune scelta narrative, Almodovar sembra rifarsi al cinema di Douglas Sirk, non molto realistico nelle tonalità estetiche scelte, così come nella verosimiglianza narrativa, ma enfasi estrema è concentrata sui personaggi femminili, i cui ritratti sembrano tutti interessanti, anche se compiono cose poco credibili (su tutti Rosa, una suora che và a letto con una transessuale), l'ironia e la commedia stempera gli eccessi in agrodolci dialoghi, scritti con rara intelligenza e pungente sarcasmo, specie quelli riguardanti la transessuale Agrado, autrice anche di un delizioso monologo teatrale durante il quale prende in giro con fare molto auto-ironico la propria scelta di vita, suscitando l'ilarità degli spettatori in sala, che alla fine si saranno fatti un'opinione totalmente normalizzante della questione, cosa che resterà preclusa ai genitori di Rosa, che liquidano invece tali soggetti come dei mostri.
Almodovar ritorna quindi alle origini del teatro greco, un noto quanto divertente aneddoto riporta le reazioni confuse degli spettatori provenienti al di fuori di Atene riguardanti il personaggio di Socrate preso in giro nella commedia "Le Nuvole" di Aristofane chiedendosi chi egli fosse, il filosofo presente in platea, per nulla seccato dalla parodia fatta in scena, si alzò in piedi per farsi riconoscere dagli stranieri come colui che era schernito nell'opera teatrale; quindi Almodovar diventa Socrate, dimostrando un certo senso di auto-ironia, in modo che la presunta anormalità diventi perfetta normalità, neanche tolleranza, poichè quest'ultima comunque implica un giudizio morale di un qualcosa percepito come distorto, il teatro quindi diviene mezzo di espressione civile messo in scena con sagace ironia ed profonda abilità tecnica nella conoscenza del mezzo cinematografico, abbinato al palcoscenico.
Genitorialità, rapporto genitori-figli, la possibilità di compiere nuove scelte, la normalizzazione della condizione sessuale di ogni individuo, il legame tra cinema-teatro e vita, sono solamente alcuni delle molteplici e numerose tematiche affrontate dal cineasta, che ama stare dietro l'intreccio creato dalle sue amate donne, che piangono, si disperano, soffrono e si struggono, senza però mai perdere quella sottile speranza nei confronti di un domani, che possa aggiustare in parte le ferite del passato; estremamente moderno nella gestione dell'elemento melodrammatico in tutte le sue forme, tutt'oggi in Italia una pellicola del genere sarebbe fantascienza vederla, visto che il cinema di stampo LGBT nostrano sembri ancora fermo al mero coming out dei gay (lesbiche, transessuali etc... non sembrano esistere, se non il primo caso talvolta per compiacere però la libido dello spettatore eterosessuale maschile), senza essere capace di affrontare tutta una serie molteplice di temi e possibilità, che invece la materia offre.
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