Regia di Davide Ferrario vedi scheda film
È uno sguardo borghese, quello di Nina, figlia di un “uomo modello” volontario in Bosnia e di una donna che sta appresso, ormai, solo ai suoi fiori. Nina che sceglie – laicamente, perché le piace il sesso ma non solo – di “fare i film porno”. Nina che è legata, sentimentalmente, con la redattrice di una rivista hard. Nina che, un brutto giorno, scopre di avere un cancro. La paura comincia, fassbinderianamente, a mangiare l’anima di questa donna generosamente vendutasi per soldi ma anche per necessità tutte interiori, e che, improvvisamente, viene assalita da un corpo estraneo dentro a un corpo estraneo, corto circuito linfatico tramortito dalle radiazioni che, se non neutralizzate da una massiccia dose d’amore, di empatia persino nei confronti della malattia (“Ma come fai a ridere di queste cose?” le domanda stupefatto il suo compagno di medica sventura), partorirebbe morte. Vola Nina, in questo film denso come lo sperma, scritto male ma girato con cuore di cinefilo, recitato sbagliato, ma emozionalmente violento, veramente hard, come una Giovanna d’Arco porno, come un Ferreri che anticipa le pulsioni a venire, come un film che non si vergona di accendere le sue frastornanti luci rosse, rosse come il sangue che circola in ogni corpo e ci differenzia dai cadaveri.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta