Regia di Davide Ferrario vedi scheda film
Il film narra le vicende professionali, sentimentali e affettive di una solare ed emancipata pornostar, figlia di un medico impegnato in una onlus nei balcani, che si ritrova a dover affrontare una dura battaglia contro la terribile malattia che l'ha colpita. Grazie all'appoggio di due amici conosciuti in ospedale ed alla presenza affettuosa della sua convivente, single lesbica con figlio a carico, riuscirà a spuntarla sui mali della carne e sulle inquietudini dello spirito.
Partendo da un'idea e da un soggetto dello stesso regista cremonese (da cui nascerà anche un libro: ' Guardami - storie dal porno') e liberamente ispirato dalla parabola umana dell'attrice hard Moana Pozzi, Ferrario indaga con piglio da docu-fiction e una totale assenza di inibizioni dello sguardo (abbondano scene esplicite delle lavorazioni sui set del cinema a luci rosse nostrano) sulla realtà controversa dell'hardcore made in italy, cercando di tradurre le legittime e naturali curiosità voyarestiche del mezzo cinematografico in uno spaccato obiettivo e attendibile della dimensione sociale e psicologica dei suoi protagonisti. Incentrato sulla figura esemplare e complessa di una ragazza che ha scelto questa professione un pò per diletto e un pò per carattere (tra esibizionismo e le istanze post-femministe di una rivendicazione di potere e controllo su di una società maschilista) è un film che alterna ai buoni propositi ad all'indubbio coraggio formale e tematico, un certo schematismo ideologico (famiglie aperte,la dolorosa assenza della figura paterna, ragazze madri lesbiche, gaudenti locali per scambisti, le ironiche performance 'autoriali' sul set di film per adulti: insomma tutto il repertorio completo!) e il solito buonismo da fiction televisiva in cui perfino la malattia e la morte sono funzionali ad una chiara esibizione di intenti, nonchè il sospetto di un prodotto furbescamente pensato per la programmata ribalta festivaliera.
Benchè l'agomento trattato sia decisamente scabroso con esplicite scene di sesso estremo e insistite inquadrature di dettaglio delle parti intime ('Non è forse solo questo il porno?' sembra chiedersi l'autore) è un'opera fondamentalmente didascalica e sostanzialmente insincera dove i risvolti romanzeschi della vicenda prevalgono sugli aspetti più interessanti della documentazione sociologica e psicologica (lei che in un impulso di autodistruzione si concede alle perversioni masochiste del laido produttore) finendo per assecondare la logica di produzioni meno ambiziose e originali ma altrettando superficiali e imbarazzanti (ricordiamo 'Lo sguardo dell'altro' di V.Aranda dell'anno prima, incentrato sulle pulsioni sado-maso di una disinibita Laura Morante). Resta comunque la realistica e generosa interpretazione della brava protagonista femminile e un prodotto insolito nella produzione cinematografica (indipendente?) italiana. La malattia ai tempi del porno.
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