Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film
Intrigante. Rapporto vita-teatro, verità-finzione: recitare la vita e per la vita o vivere la recita… Sofia per amore della vita non dice la verità al figlio che vuole conoscerla, dopo aver perso il suo uomo per averne ascoltato per caso una verità, la dichiarazione d'amore ad un altro uomo. Premessa: Sofia (Neri) è da tempo amante del suo maestro di recitazione, Bruno Maier (Rade Serbedzija), noto attore; ma noi lo scopriremo dopo. Il film inizia con la recita di una scena di Otello, in un palco allagato da una pioggia torrenziale, in una scuola di recitazione: il giovane attore recita male, confessa di non riuscire a mettere la necessaria passione; Bruno lo rimprovera e corregge e dà esempi convincenti di come recitare l’amore e la gelosia verso Desdemona, interpretata da Sofia (Neri) e la bacia con passione; subito dopo però Sofia sorprende dietro il tendone un dialogo fra Bruno e il giovane attore, che risulta amante geloso di Bruno, mentre questi gli assicura il suo amore e dice che il suo rapporto con Sofia e solo sessuale. Sofia, sconvolta, fugge. Sul treno una donna nella toilette e ovunque macchie di sangue; Sofia la vede scendere, insanguinata, vede tracce di sangue, sente il pianto di un bimbo, lo trova nel lavabo della toilette, lo prende, scende anche lei, ma la madre è scomparsa. La stazione è “Specchio scalo”. Una prostituta (o un travestito? così parrebbe, e aprirebbe altre suggestioni, dato il tema del film…) è convinta che il bimbo sia di Sofia, non crede alle sue smentite che considera ovvie, la accoglie in una camera d’albergo a ore, la invita a vestirlo e prenderlo in braccio… Sofia lo accetta, per ora, come suo e lo chiama Bruno. Lo porta dalla nonna (Alida Valli), unica parente con cui era rimasta in rapporti, di tutta una famiglia di alta borghesia (o nobiltà?) con cui ha rotto i ponti. Ma è Natale, stanno arrivando tutti i parenti e la nonna la convince a inventare una storia credibile da raccontare: il padre del bimbo è morto in un incidente in moto (Bruno viaggia in moto). Sofia finisce per tenere il bimbo come suo. Cinque anni dopo, in un giorno di nebbia, Sofia recita per le scuole in una compagnia di sole donne (in cui Bruno fa da comparsa), per Giulietta e Romeo; l’attrice che interpreta Romeo, amica di Sofia, ha i baffi finti e Bruno non vuole che se li tolga: vuole una figura paterna da affiancare a quella della madre. A Bagno Vignoni sono tutti (tranne Sofia) nella grande vasca di acqua calda. Arriva Maier in moto, entra vestito nella vasca, prende il piccolo Bruno sulle spalle, lo porta da Sofia e si ferma con lei, che gli fa credere che Bruno sia figlio suo. Lui piange. Dopo altri dieci anni lei è ormai attrice celebre; Bruno per caso assiste a una intervista a Maier, che, ormai in fin di vita per l’AIDS, racconta con rimpianto di aver avuto un figlio e di non aver potuto restare con lui. Poi la TV avverte che Maier è morto qualche giorno prima, ma il ragazzo è già andato via, sconvolto: ha capito che è lui suo padre, insulta la madre che non gli ha detto nulla e fugge in treno per andarlo a cercare (come Sofia all’inizio per allontanarsene). Sofia arriva in tempo a prendere lo stesso treno, ma lui la insulta ancora e la scaccia; lei scende alla stessa stazione di Specchio Scalo, lui la segue, lei sale nella stessa camera d’albergo dove aveva passato la prima notte con lui; al mattino presto entra nel bar gestito dalla vera madre di Bruno, Lolita, che lei riconosce senza dirglielo; arriva Bruno e subito si manifesta una grande (e ambigua) simpatia fra i due; Sofia se ne va; più tardi, in camera, Bruno racconta a Sofia la storia che Lolita ha raccontato di sé, di come è rimasta incinta, ha partorito in treno, ha abbandonato il bimbo… Lui non manifesta alcun sospetto, pensa che il bimbo abbandonato deve essere morto… chiede a Sofia cosa ne pensa e lei conferma… L’ho raccontato perché anche la vicenda (come capita spesso) è stata travisata da molti, cui è sfuggito che Sofia e Bruno avevano da tempo una relazione che sembrava fedele e sincera e appassionata; addirittura secondo alcuni alla fine emerge la verità, mentre il senso è proprio che non emerga, per consentire la vita… il dolce rumore della vita. Certo, storia melodrammatica, ma non più di Otello o di Giulietta e Romeo recitate nel film, e tutto sommato più verosimile. Ma non è questo che conta. Il racconto è favoloso, fatto di frammenti onirici anche dove potrebbero essere realistici, forse a sottolineare lo scambio essenziale fra arte e vita, fra verità e finzione. Temi universali: ovvio che siano già stati trattati, infinite volte; non può essere questa una critica negativa. Ritengo invece negativo l’abuso di tagli obliqui, che a tratti risultano molto espressivi, ma così insistiti diventano artificiosi e stucchevoli, anche se possono avere la funzione espressiva di ricordare l’artificio che si impone non solo nel teatro ma anche, e forse più, nella vita.
Forse non proprio buono, ma più che sufficiente...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta