Regia di Francesca Mazzoleni vedi scheda film
Punta Sacra è il nome che viene dato all’idroscalo di Ostia, il luogo assurto a fama nazionale perché lì Pasolini trovò la morte. In quel luogo la regista Francesca Mazzoleni riprende ispirazione a otto anni di distanza da un corto ambientato nello stesso posto, per raccontare la fauna umana che vi abita, combattendo contro la minaccia di sgombero (ma molte famiglie che vivevano lì da un decennio sono costrette a vivere in un residence), autorganizzandosi, discutendo, componendo testi rap che si ispirano a Victor Jara (sic), apparecchiando una festicciola locale per il Natale con tanto di coro che canta una versione tradotta in italiano dell’Hallelujah di Leonard Cohen. È un’umanità raccontata quasi interamente al femminile, tra frizioni amicali, dispute tra madre e figlia, amori acerbi e serrati confronti sui valori della politica. Con una figura emergente, quella di Franca, una sorta di “onorevole Angelina”, dal piglio volitivo e intelligente, che guida la resistenza locale con indomita tempra. Per quanto alcuni scorci siano piuttosto accattivanti, il film soffre degli stessi difetti del precedente Succede (opera di finzione). Esso, infatti, sembra un collage di situazioni filmate con una troupe pressoché invisibile, ma montate in maniera rapsodica, scandite da capitoli pretestuosi, girate con uno stile crepuscolare, quasi sempre notturno, che drammatizza scene che richiederebbero altro. Ma il problema maggiore è che allo spettatore non viene offerto neppure un barlume del conflitto che sta dietro lo smantellamento di Punta Sacra e alle ragioni politiche degli autoctoni si preferiscono i languori dei sentimenti.
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