Regia di Francesca Mazzoleni vedi scheda film
MUBI
Nella Roma della periferia dei dimenticati e di chi si arrangia, e precisamente nella zona verso Ostia ove il Tevere sfocia in mare, è sorto il quartiere degli sfollati dell'idroscalo, ove nei decenni passati intere famiglie hanno iniziato a stanziarsi costruendo baracche poi tramutatesi in case costruite senza permessi.
Punta Sacra è diventato il fulcro dell'abusivismo da una parte, ma anche il rifugio di una popolazione che, a suo modo , ha cercato di dare un'anima ad un quartiere nato come una sorta di discarica, e tramutatosi in un vero e proprio centro abitato, sopraffatto da provvedimenti di demolizione di uno Stato disposto ad intervenire solo in certi frangenti e situazioni.
Un luogo insieme triste ed affascinante, con i suoi colori lividi di acque dolci che si mischiano a quelle di un mare spesso impetuoso.
Una sorta di favelas i cui abitanti, per quanto disagiati e obbligati a vivere alla giornata, si sono insediati in modo stanziale, orientati a trasformare quel luogo spettrale e disadorno, in una vera e propria comunità di abitanti orgogliosi del proprio quartiere.
Attraverso le testimonianze carpite da alcuni fra gli abitanti, la regista Francesca Mazzoleni che apre le porte di case-ex baracche ancora minacciate dalla burocrazia statale che ne ha decimato almeno la metà a seguito di una ordinanza del 2010, incurante della sorte degli abitanti ormai stanziali in quel luogo; ma anche un luogo sottoposto alle intemperie che si abbattono impietose su quelle strutture vetuste e spesso di fortuna non dissimili agli aggregati di periferia di molte città brasiliane, già a stento sopravvissute alle ordinanze di sgombero già citate.
Punta Sacra è anche il luogo tristemente noto ove pare venne massacrato Pasolini, e di costui si accennerà anche tra i dialoghi appassionati di una nonna "comunista" che taccia di fasciste alcune sue vicine propense a ricondurre la vita e l'opera del grande artista al luogo comune delle proprie frequentazioni ed abitudini sessuali.
Ne emerge un ritratto accorato ed affascinante di una comunità battagliera ed indomita, che è sopravvissuta con orgoglio a troppo qualunquismo condannatorio.
Figure di donne-guerriere che non si arrendono, nella consapevolezza di aver trovato in quel luogo disadorno e abbandonato a se stesso, una terra difficile ma dalla bellezza schietta che sa concedersi solo a chi ha deciso di stanziarvisi in modo definitivo, costi quel che costi.
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