Regia di Theo Anghelopoulos vedi scheda film
Fedele a sè stesso e al suo cinema di potenti immagini poetiche ed ambiziose allegorie, Theo Anghelopoulos realizza un'opera che procede a corrente alternata, fra momenti ispirati (su tutti, il poderoso piano-sequenza centrale, con le prove della recita sulla spiaggia, sintesi di poetica/estetica del cineasta greco) ed altri un po' più sbiaditi. L'apporto di Tonino Guerra in sceneggiatura contribuisce a conferire al film un'atmosfera magica (come si evince dalla sequenza surreale in cui tutti gli adulti si distraggono, a testa in su, fissando la neve che cade dal cielo, oppure dal finale onirico). Un film che vale come racconto di formazione, scoperta del mondo, ricerca di un padre che costituisce un'ideale astratto o di un non-luogo (la Germania, ai tempi ancora divisa) simbolo di un'Europa in crisi di identità. Film sulla Grecia, sulla sua Storia (i fantasmi della Seconda Guerra Mondiale), ma anche sul Teatro come memoria e sul Cinema come desiderio: il giovane e tormentato attore Oreste, prima di partire per il militare, regala al piccolo Alessandro un frammento di pellicola cinematografica, contenente immagini di una nebbia densa, oltre la quale non è possibile scorgere nulla...si può solo immaginare un paesaggio, magari con un grande albero. Ai bambini, al loro anelito alla scoperta e alla conoscenza, alla loro curiosità, alla loro necessità esperienziale, alla loro incrollabile volontà di trovare un senso alla nebbia storico-esistenziale che attanaglia l'evo contemporaneo, il compito di trovare questo albero e di congiungersi con esso.
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