Regia di Robert Hiltzik vedi scheda film
L'autore del primo Sleepaway camp non ha gradito i vari sequel e mette mano al capitolo conclusivo della serie, corrispondente anche alla sua seconda e ultima regia. Più che un seguito, Return to sleepaway camp è un remake, intriso di splatter nel secondo tempo. Torna sul set, in un cameo, anche la mitica Felissa Rose.
Camp Manabe è il nome di un campeggio estivo nel quale i ragazzi si fanno pesanti scherzi tra loro, sino a quando un misterioso assassino inizia ad ucciderli uno a uno.
Il ritorno di... Felissa Rose
Dopo due seguiti e un riassunto (Sleepaway camp IV: the survivor), Robert Hiltzik rimette mano alla storia originale, partendo esattamente dal termine del primo Sleepaway camp. Nonostante siano trascorsi più di vent'anni, rivuole sul set Felissa Rose e parte del cast artistico originale. Angela è stata internata dopo i fatti accaduti a Camp Arawak e la nuova gestione - con nome mutato in Camp Manabe (occhio all'anagramma: sta per "Be a man") - si trova a rivivere l'incubo di un assassino ferocissimo, che inizia a colpire gli ospiti del campo: e c'è una valida ragione dato che tutti, ad eccezione di una ragazza, si fanno gioco di Alan (Michael Gibney). Grassoccio, impacciato e sempre pronto a mangiare, il povero Alan subisce scherzi di pessimo gusto, fino a quando un misterioso giustiziere sanziona con castigo infernale i perversi responsabili. Hiltzik, alla sua seconda e ultima regia, punta più su un remake che al sequel, come dimostra il primo delitto (un cuoco annegato nell'olio bollente) e una violenza di fondo a dir poco parossistica. E nonostante il film inizi alla Porky's - non mancano momenti volgari e "scoreggioni" alla Alvaro Vitali, con un trio di ragazzi che si divertono usando un accendino a far fuoco con i peti - e tardi un po' ad ingranare nel meccanismo del thriller, il secondo tempo attanaglia alla poltrona per l'elaborata messa in scena, con effetti speciali talvolta davvero impressionanti.
Siamo tutti legati a un filo ...
Il killer si diverte a torturare le vittime, facendo bere loro gasolio o intrappolandole per poi condurle a morti violente. Il gore e lo splatter innalzano il livello del film, con trucchi realistici e delitti graficamente innovativi (ben inteso: in senso cinematografico, ossia "della morte intesa come una delle belle arti"). E così, dopo tre terribili film, Return to Sleepaway camp torna in parte alle origini e la mano del suo autore (anche sceneggiatore) chiude in bellezza, dando buona sostanza a un titolo inaspettatamente interessante.
Mai piantare gli occhi negli affari degli altri
Top gore (attenzione: SPOILER)
1 - Il cuoco devastato dall'olio bollente.
2 - Un bullo costretto ad ingerire gasolio e a fumare una sigaretta... con conseguenze disastrose.
3 - La gabbia per uccelli, riempita di topi, posizionata in testa ad uno sventurato legato a una sedia.
4 - Un filo di ferro attorcigliato al pene, collegato ad un'auto in partenza, la cui autista ne è all'insaputa.
5 - Il filo di ferro legato tra due alberi ad altezza della testa della sopracitata autista.
Alan (Michael Gibney), vittima di brutti scherzi a non finire
Sleepaway camp - La serie completa
- Sleepaway camp (Robert Hiltzik, 1983)
- Sleepaway camp II: unhappy campers (Michael A. Simpson, 1988)
- Sleepaway camp III: teenage wasteland (Michael A. Simpson, 1989)
- Sleepaway camp IV: the survivor (Jim Markovic, 1992 - 2002)
- Return to Sleepaway camp (Robert Hiltzik, 2008)
Lo strano sceriffo del film, in compagnia del titolare di Camp Manabe
"Si dice che il sangue sia più denso dell’acqua. Ci definisce, ci lega, ci maledice." (Dark Shadows)
Trailer
Return to Sleepaway camp (kill count)
F.P. 02/06/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 86'22")
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta