Già da bambino il giovane Kalashnikov, affascinato dai sistemi meccanici che regolavano il funzionamento delle armi da fuoco, si cimentava nella costruzione di rudimentali strumenti con risvolti tra l'incidente diplomatico, e le problematiche pratiche che scaturivano dai suoi tentativi di messa in pratica delle sue idee.
Da adulto, in seguito al ferimento durante una battaglia nel Secondo Conflitto Mondiale, la sua condizione gli impedì di tornare al fronte, circostanza che gli permise di cimentarsi nella realizzazione di un progetto destinato ad inventare un'arma tra le più rivoluzionarie e micidiali di tutto il '900, ideale per la sua resistenza ed affidabilità, unite ad una manualità tra le più favorevoli e ad un costo di produzione tra i più sostenibili.
Dietro la regia convenzionale ma inappuntabile di Konstantin Buslov, AK-47: Kalashnikov diviene una occasione propizia per la Russia di fornirci un quadro edulcorato e sin retorico a proposito di una invenzione che nel film viene descritta come portentosa (e sin qui ci può anche stare), ma anche utile e salvifica quasi si trattasse della penicillina.
La vita di uomo appassionato del suo lavoro che ci viene descritto come "utile" alla tenzon umana e quella di uomo solidalmente ed incondizionatamente innamorato della sua donna non sposabile in quanto scandalosamente ragazza madre, suonano più come favoletta edulcorata ad uso e consumo di un fenomeno di pura glorificazione di un personaggio indubbiamente dotato oltremodo di cognizioni pure e genuine. al punto da prescindere completamente da basi di studio e istruzione, ma non convince certo a considerare il pur brillante e forse pure geniale inventore come un emblema del progresso della razza umana nella lotta per l'emancipazione della razza umana: tutt'altro, tutto il contrario, in questo edulcorato e retorico biopic girato con professionalità impeccabile, ma pieno zeppo di convenzionalità e di situazioni da melò più smodato, oltre che di incongruenze inaccettabili.
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