Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
La formula è quella più classica per il regista: un innocente colpevolizzato ed un criminale in libertà; formula che veniva consolidandosi ormai da qualche film, a partire da The lodger (1927). Tratto da un romanzo di John Buchan con una sceneggiatura firmata da Alma Reville (moglie del regista e di tanto in tanto autrice dei copioni) e Charles Bennett (collaboratore abbastanza abituale in questa fase della carriera di Hitchcock), questo Club dei 39 - intitolato anche, aderendo all'originale, I 39 scalini - è un thriller mozzafiato (manette da limare e falsi poliziotti che braccano innocenti) con elementi di commedia (esilarante la gag del tè sul treno) e tocco finale sentimentale (l'inquadratura conclusiva è da manuale, racconta tutta una storia con un gesto solo, in una manciata di secondi): un mix assolutamente omogeneo e riuscito. Probabilmente il luogo comune del proiettile fermato dalla Bibbia nascosta nella tasca interna del cappotto viene da questo film: ennesimo segno dell'importanza rivestita nel cinema dal regista inglese; degno di nota è anche il personaggio di Mister Memory, l'uomo che è una sorta di enciclopedia vivente, personaggio apparentemente ininfluente e dotato di fortissima ironia (si veda ad esempio come muore), che sembra ideato apposta per una storia di Woody Allen. Hitchcock sta per concludere la sua esperienza in patria: volerà presto a Hollywood e già si intuisce che non sarà per un viaggio di piacere. Robert Donat e Madaleine Carroll, i due interpreti centrali del film, sono assolutamente azzeccati. 7/10.
Richard si ritrova per caso a conoscere una donna che gli rivela un segreto militare e muore assassinata immediatamente dopo. La polizia lo bracca e gli assassini della donna vogliono eliminare anche lui; Richard vola in Scozia, dove la vittima gli ha indicato, per cercare il club dei 39 scalini, che sono a capo di questo importantissimo segreto...
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