Regia di Stefano Incerti vedi scheda film
Alì, giovane e affascinante marocchino, sta preparandosi a sposare la figlia del suo padrone, Nicetra, un anziano boss della malavita locale. Ma all’ultimo momento diserta la cerimonia e si rifugia in una camera d’albergo di quart’ordine con Assia, sua splendida conterranea, perdutamente innamorata di lui. Fanno l’amore aspettando che si faccia sera per raggiungere l’aeroporto e fuggire lontano. È l’incipit del secondo lungometraggio di Stefano Incerti, dopo “Il verificatore” (1995), un “Pulp Fiction mediterraneo” ancor più destrutturato, dove le storie (anche quelle dei malavitosi Vito e Domenico, e di Luca e Matteo che lavorano in un ufficio postale) s’intrecciano, s’intersecano, si sovrappongono. Una prova matura che conferma il talento già evidenziato da Incerti nel suo debutto e che getta un lucido sguardo sui miraggi di un’Italia (del Sud) sbandata, consumista-dipendente, senza più identità e senza punti di riferimento a cui aggrapparsi. Nel cast primeggiano un incisivo Said Taghmaoui (rivelatosi ne “L’odio” di Mathieu Kassovitz), uno straordinario Ninni Bruschetta e Simona Cavallari, splendida presenza “silenziosa”. Meticcio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta