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Il vento ci porterà via

Regia di Abbas Kiarostami vedi scheda film

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La recensione su Il vento ci porterà via

di luisasalvi
6 stelle

Oggi non sta bene avanzare riserve su Kiarostami; meglio lodarlo senza riserve anche senza capirlo, come sembra fare Morandini che riassume "un uomo (…) che si fa chiamare ingegnere" arriva con compagni (che non si vedono mai; non ci ha riflettuto?) ad un villaggio da cui se ne vanno tutti "dopo molti giorni senza aver raggiunto il loro scopo, filmare uno speciale rito funebre che si pratica nel villaggio". Come spesso, K. parla di sé e del suo fare film; si spaccia per ingegnere telefonico venuto a portare il telefono, che non interessa a nessuno, ma aspetta la morte di una anziana malata per filmarne il funerale che risulta essere tipico di quel paese, con partecipazione simulata e opportunistica al dolore da parte di tutti; i compagni non si vedono perché sono la troupe cinematografica, e il film ruota sull'attesa della morte della vecchia, che a sua volta non si vede mai, e quindi di fare un film che alla fine non si farà: ripreso e variato da Fellini 8 1/2, con alcuni capovolgimenti. Le corse in auto per poter comunicare con il cellulare non sono "parentesi umoristiche", che come tali sarebbero veramente banali e insulsamente ripetute, bensì parte della vicenda, unica attività lavorativa del regista che ogni giorno deve convincere la produzione a Teheran a lasciarlo ancora aspettare il lieto evento della morte che non arriva, come in altri film aveva cercato le disgrazie del terremoto o altre, con indifferenza, e irritazione solo per il proprio lavoro; intanto l'attraversamento quotidiano del paese per salire a telefonare offre sempre nuovi spunti di osservazione, la giovane che porta il latte all'amico che scava invano una buca profonda destinata a franargli addosso (ma ho perso la fine del film, mentre il regista chiama aiuto), la vita del paese, forse proprio quelle cose vive e particolari che dovrebbero richiamare l'attenzione del pubblico e del regista che invece aspetta di filmare solo l'aspetto folkloristico del funerale. Anche questo sul tema di Fellini 8 1/2. Se non ci leggi queste cose, non so a cosa puoi dare le quattro stelle del giudizio. Ma questo non basta a meritarle. Né basta il paesaggio, pur bello e ben fotografato, ma molto ripetuto senza motivo. Anche il trucco di far vedere incidentalmente la vita del villaggio ed i suoi vari personaggi, con l'aria di voler filmare altro, è trovatina vecchia, ma diventa funzionale a rendere il pudore con cui il regista lo filma senza darlo a vedere, mentre rinuncia a fare foto perché loro non vogliono; anche questo è tema già svolto più a fondo da K., del personaggio che recita se stesso che finge di non volere o non sapere recitare. E' un film sul film, delicato e non banale, di interesse cinematografico e non solo o non tanto "documentario". Ma dovrei rivederlo molte altre volte, assieme ad altri suoi, per valutarlo; capirlo non significa apprezzarlo, gli stessi elementi che gli danno senso possono essere fasulli giochini intellettuali che possono annoiare in successive visioni. Certamente interessante, merita riesaminarlo; ma probabilmente è solo un'opera di buon mestiere, più studiata a tavolino che partorita dall'interno.

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