Regia di Abbas Kiarostami vedi scheda film
Nella mia notte, così breve, ahimè
il vento ha un appuntamento con le foglie.
La mia notte così breve
è piena di angoscia devastante
Ascolta…
……………………………..
Oh, toi plein de sève,
pose tes mains dans mes mains amoureuses
comme un souvenir incandescent
et confie tes lèvres à la caresse de mes lèvres amoureuses
comme le sens ardent de l’existence…
I versi di Forough Farrokhzad accompagnano la mungitura della mucca.
Nella stalla buia, scavata sotto terra, l’ingegnere aspetta che la ragazza gli riempia la brocca.
Lei non gli dirà il suo nome né gli farà vedere il suo viso, la lampada fioca illumina appena la scena, mentre il fuori campo con la voce dell’uomo che recita i versi continua finchè la brocca è piena.
L’ingegnere è arrivato da poco nel paesino intagliato nella roccia sabbiosa del Kurdistan, c’è una troupe con lui che non vedremo mai, solo voci fuori campo.
Cosa debba fare lì non siamo messi in condizione di capirlo bene.
Chiede di qualcuno, una donna malata di cui, alla fine, ci sarà il funerale.
La donna del latte non vuole essere pagata, quella del bar gli ha salvato la macchina foto lasciata nel fuoristrada aperto, ma non vuole che lui la fotografi, passa un vecchio piegato in due che gli augura buona giornata.
Dietro queste tenebre c’è la notte che trema,
e la terra si ferma dal girare.
Dietro queste tenebre uno sconosciuto
si preoccupa per te e me.
L’ingegnere ha una macchina foto che usa poco, va e viene continuamente di corsa dal paese alla cima della collina retrostante, quando squilla il cellulare, per trovare campo, ma niente di abbastanza chiaro nelle telefonate.
Sull’altura, fra il verde e l’ocra di una natura che sembra riprendersi tutti i suoi diritti, si ferma a guardare una tartaruga lenta con la sua casetta sulle spalle, le dà un calcio, la rovescia e va via.
La tartaruga, pian piano, si capovolge e continua a vivere.
Un uomo, lì vicino, sta scavando una buca, sembrerebbe per una tomba. Non lo vediamo,voce fuori campo, ancora.
L’ingegnere gli parla, beve il suo thè nel fornelletto sotto l’albero, poi torna al paese senza strade, passa da una casa all’altra saltando fra i tetti, sbuca sotto architravi, scende ripidi scalini.
C’è un bambino, un dolcissimo bambino che va a scuola, ha gli esami, è bravo.
Gli dà informazioni sulle persone, sul latte, dove trovarlo, ma poi deve lasciarlo, col suo sorriso gentile gli dice che è in ritardo, ha l’esame.
Lui andrà a trovarlo a scuola e, dal finestrino, gli parlerà della morte:
-Come una macchina, quando ha lavorato troppo, muore-
-Ma tu stamattina non hai lavorato- dice sorridendo il bambino
-Si diventa pazzi, anche senza far niente, si arriva fino a scoppiare…
Squilla il cellulare, deve scappare di nuovo in collina fra nuvole di polvere.
L’uomo della buca crolla, sta per morire sepolto dalla terra, tutti accorrono e lo portano in ospedale col suo fuoristrada.
L’ingegnere sale sul motorino del dottore.L’uomo si salverà, dice il dottore:
Se il mio angelo custode
è quello che conosco
proteggerà il vetro dalla pietra
e fra campi di grano a perdita d’occhio, sul motorino traballante, parla della vita, della vecchiaia e della malattia, e di cosa c’è di peggio, la morte, quando gli occhi non vedranno più la bellezza della natura.
Dicono che l’altro mondo è più bello – fa l’ingegnere
Ma non è tornato nessuno a raccontarcelo – risponde il medico, un po’ poeta, un po’ filosofo:
Dicono che è bello come un angolo di Paradiso
Io dico che il succo dell’uva vale di più.
Preferisco il presente a queste belle promesse
E’ da lontano che un tamburo sembra melodioso.
La luce gialla del sole si spegne sui campi di spighe che ondeggiano morbide in primo piano.
La sera si accende di luci nel paesello incastonato come un triangolo fra due pareti di roccia, un abbaiare di cani, il campanaccio di un gregge che torna.
Una luce pallida cresce, un gallo avverte che la notte sta finendo.
E’ giorno, l’ingegnere riprende la sua sacca, la troupe è andata via senza avvertirlo, sale in macchina e fa foto ad un gruppo di donne velate, forse è il funerale della vecchia malata.
Parte.
Un vecchio passa col suo bastone, le donne preparano il pranzo su grandi tegami in piazzetta.
Il fiumiciattolo scorre sciacquettando, qualche capra bruca sulla riva, un basso di violoncello seguito da un clarinetto continua sui titoli di coda.
Non è successo nulla, in questo angolo di mondo povero e gentile, se non la vita, ça va sans dire…
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