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Zulu Dawn

Regia di Douglas Hickox vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Zulu Dawn

di sasso67
6 stelle

Il film narra dell'episodio in cui gli inglesi incapparono in una disfatta in terra africana ad opera degli Zulu del re Cetewayo: la sconfitta di Isandhlwana del 22 gennaio 1879. Appena due anni e mezzo prima oltre oceano si era verificato il massacro di Little Big Horn nel quale trovò la morte un incosciente di nome George Armstrong Custer. Si vede che proprio la storia non insegna niente, visto che contro gli Zulu i soldati di sua maestà commisero gli stessi errori del Colonnello Custer e quelli commessi 25 anni prima, nella battaglia di Balaclava, durante la Guerra di Crimea. Il massacro di cui fu vittima il contingente britannico fu dovuto a numerosissimi errori tattici dei responsabili militari, in particolare dello spocchioso e borioso Lord Chelmsford, interpretato nel film da Peter O'Toole, il quale sottovaluta gravemente sia il numero sia il valore sia l'acume tattico degli Zulu. Ma le responsabilità vanno ricercate anche nei minuziosi regolamenti dell'esercito inglese, che burocratici furieri facevano rispettare senza un minimo di buon senso: si veda in "Zulu Dawn" l'episodio di cui è protagonista il furiere Bloomfield (Peter Vaughan), che si rifiuta di fornire proiettili al reparto dell'esercito che sta respingendo a scariche di fucileria il primo assalto degli Zulu. In termini numerici, la strage di Isandhlwana surclassò il massacro di Little Big Horn, anche se l'anno successivo i Britannici compirono una spietata vendetta. Il film è d'impianto tradizionale, anzi vecchiotto, ma le scene di battaglia sono dirette filologicamente e con maestria («piglio napoleonico», lo definisce Tullio Kezich); e lo sguardo di Peter O'Toole nel finale è davvero scespiriano: è lo sguardo d'un uomo che intuisce a quale tragedia abbia portato il suo modo errato di condurre le cose. E chissà se il vero Lord Chelmsford, «un uomo che riusciva a vedere soltanto quanto rientrava nel campo visivo del suo binocolo», come fu definito, fu capace di uno sguardo cotale, che pare preludere ad un'autocritica. (26 aprile 2004)

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