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I tabù

Regia di Romolo Marcellini vedi scheda film

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La recensione su I tabù

di mm40
2 stelle

Dalla prostituzione maschile all’educazione sessuale, dal petting in pubblico al consumo di oppio, dal burqa alla sterilità postatomica: ecco come cambia il concetto di ‘vergogna’ intorno al mondo.

L’unica curiosità attorno a questo squinternato mondo movie risiede nel nome del regista: Romolo Marcellini, classe 1910, già ‘artista di regime’ al servizio della propaganda mussoliniana, autore del cristianissimo Pastor angelicus (1942) e, per restare nel campo del documentario, del più che valido La grande olimpiade (1961), sulle olimpiadi romane, che giunse addirittura alla candidatura agli Oscar. Marcellini qui si limita a tagliare e cucire materiale di repertorio proveniente da ogni parte del pianeta, con una larga parte di sequenze palesemente girate da attori, seguendo un commento scritto da Ugo Guerra e Giancarlo Del Re affidato alla voce di Stefano Sibaldi, confezionando così la classica pellicola striminzita a base di curiosità & morbosità assortite in maniera piuttosto facilona. I tabù parla essenzialmente di sesso, ma lo fa con toni a ridosso del grottesco (e indubbiamente razzisti in più momenti, per il pubblico odierno) che non aiutano a prendere sul serio la pellicola. Un’ora e mezza che trascorre a ritmo neppure troppo intenso; oggi gli argomenti e il commento generano più sbadigli che scandalo. A ogni modo due anni più tardi il regista proporrà un sequel, I tabù n.2 (1965). 2/10.

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